venerdì 23 aprile 2010

Ma che storia - da BUONGIORNO di Massimo Gramellini

 
da BUONGIORNO - La Stampa.it
23/4/2010

Ma che storia 


Dopo le dimissioni di Ciampi, motivate da diplomatiche ragioni di stanchezza, anche Zagrebelsky, Gregoretti e Dacia Maraini meditano di lasciare il comitato dei garanti per le celebrazioni dell'Unità d'Italia, liberando quell'impotente consesso dal peso ingombrante della cultura. Perché a questo dovevano servire i festeggiamenti: a restituire agli italiani un minimo di conoscenza della propria storia. Ci si può dividere fra sabaudi e borbonici, unitari e federalisti, partigiani e repubblichini. Ma solo dopo aver saputo chi diavolo fossero tutti costoro. E cosa potrà mai saperne chi, come Bossi jr, afferma che «il tricolore identifica un sentimento di 50 anni fa», cioè gli Anni Sessanta, periodo di contestazioni studentesche nel quale il tricolore era semmai disprezzato come feticcio borghese? O quel sindaco veneto che per la festa della liberazione dal nazifascismo (1945) vorrebbe sostituire «Bella ciao» con le canzoni del Piave che gli alpini cantavano durante la prima guerra mondiale (1915-18)?

L'ignoranza è la dannazione d'Italia dal giorno della sua nascita. La novità è che adesso la si esibisce con orgoglio, recitando quattro frasi lette su un opuscolo. Come la storia di ogni altra nazione, la nostra ha ospitato orrori ed eroi, la deportazione dei briganti meridionali nelle fortezze alpine, ma anche il sacrificio di tanti giovani morti con l'Italia sulle labbra. Meriterebbero di essere ricordati con più rispetto: per la lingua e la memoria di un Paese che non farà mai i conti col suo passato fino a quando continuerà a oscillare fra il revisionismo e la retorica.


Massimo Gramellini
 
giovedì 22 aprile 2010

Vi prego, salvate la Miosfera di Stefano Benni

ALLEGRETTO, da La Repubblica 
Vi prego, salvate la Miosfera
di STEFANO BENNI


UN preistorico vulcano islandese erutta e tutto il modernissimo traffico aereo è bloccato. Ma l'Italia sembra far parte di un'altra galassia e pensa solo alle sue piccole beghe. Il fifone schiva-processi dice che la mafia è un'invenzione dei media e Dell'Utri è un cartone animato. Bossi dà la colpa della nube alla crisi monetaria islandese e reclama le banche del Polo Nord.

Bertone è alla ricerca di un'analogia tra i crateri e i sodomiti. Bersani dice, si sciolgano pure i ghiacciai, basta che non si vada al voto. E alla fine il ministro Matteoli se ne esce con una proposta geniale: nessuno viaggi. Abbiamo capito perché è ministro.

Il terremoto di Haiti dopo una settimana è sparito dai media, ma al suo posto impazza una catastrofe ben peggiore: Minzolini e colleghi che si accapigliano sul milione di telespettatori perduti. Intanto abbiamo nuovi sismi in Nuova Guinea Afghanistan e Cina, ma l'argomento è logoro, non interessa più.
E dire che di problemi ambientali ne abbiamo anche noi. La penisola italica sembra snella ma è obesa. Con l'Alta Velocità possiamo schizzare da Roma a Milano in tre ore e due pacchetti di biscottini. Ma attraversarla per il largo da Roma a Cesena è come affrontare il Sahara. I cantieri della Salerno-Reggio Calabria sono patrimonio archeologico, al posto degli autogrill potrebbero avere dei nuraghi. Le autostrade a pagamento sfavillano di asfalto drenante, ma quando piove un terzo delle strade normali frana o è inagibile.

L'acqua sarà il business del futuro, è già pronta la privatizzazione con relativa spartizione. Ci sarà l'acqua Padana, metà Po metà Tevere, perché la Lega ha il cuore a nord ma l'esofago a Roma. Poi avremo Pidiella, l'acqua che combatte la renella e gli avvisi di garanzia. L'Acquafini che fa digerire i magoni e ripristina l'obbedienza. L'acqua Centrorosso, con lieve percentuale alcolica per far finta che le elezioni siano state un trionfo. Infine l'Acqua del sud, che essendo la mafia un'invenzione televisiva, sarà imbottigliata da Maria De Filippi.

In quanto all'aria le nostre città sono avvelenate dallo smog ma è tutto un fiorire di Ecomaratone, Vivilabici, Corricheseisano, Domenica Respira. Una o due volte all'anno migliaia di cittadini in tuta e scarpette testimoniano la loro volontà di sopravvivere. Ma il giorno dopo Domenica Respira c'è già Lunedì Ansima e poi Martedì Strozzati. È uscito anche un decalogo "per attraversare bene una città", come a dire, la colpa non è dell'inquinamento, ma dei cittadini idioti che non sanno respirare. In quanto alla Fiat, ha le auto elettriche pronte ma finché c'è il petrolio mancano le prolunghe.

E tra poco riavremo il nucleare. Verranno costruite solo centrali della moderna terza generazione. Vuole dire che ci devono guadagnare almeno tre grosse industrie. Nessuno ha proposto di costruire una nuova generazione di edifici scolastici, non si guadagna abbastanza.

Tutto questo testimonia che, di fronte a un emergenza ambientale senza precedenti, l'Italia continua a mostrare scarsissima conoscenza e coscienza ecologica. Ci sono singoli parlamentari, associazioni benemerite, comitati di cittadini, qualcuno come Grillo o Vendola che ci sta provando. Ma il partito verde italiano è sempre stata la cenerentola dei partiti verdi europei.

Tutti sentiamo parlare di pale eoliche e pannelli solari, ma le pale restano ferme, e sul fotovoltaico c'è un caos di leggi, di certificazioni improvvisate e di confusione sui costi. Sui nostri tetti l'unica cosa che trionfa è la parabolica.

Camion e navi con rifiuti tossici non hanno smesso un istante di attraversare i nostri territori e il nostro mare. Basta pagare una multa e si riparte. E la nostra prevenzione incendi è al livello di quella degli eschimesi.
Forse c'è una spiegazione. Forse l'Italia si è affezionata all'immagine di qualcosa di sporco, franante, disordinato, e guasto. Le nostre bellezze devono avere un contrappunto fetente, per venire incontro alle aspettative ai turisti. Che infatti fotografano con la stesso interesse i nostri quadri e la spazzatura per strada.

Eppure la parola "pulito" salta fuori in ogni nuovo slogan, iniziativa, e palingenesi. Berlusconi si è promozionato ripulendo una parte di Napoli, poco importa che adesso tutto stia tornando come prima. Le gallerie ferroviarie "ecostabili" della Roma-Bologna hanno distrutto i torrenti dell'Appennino, ma non sentirete mai un'amministrazione rossa protestare per questo scempio. Andate sullo Jonio e vedrete che per un ecomostro abbattuto, un altro sta spuntando.

Chi ci difende da questo massacro mafioso-cementizio? I geologi, i sismologi, i metereologi sono ormai post-esperti. Nel senso che vengono ascoltati solo dopo i disastri. Sarebbe bellissima una trasmissione televisiva in prima serata col titolo "Io l'ho visto" in cui si denunciano i pericoli e i guasti del dissesto idrogeologico e si indica come intervenire subito. Ma i disastrologi devono constatare, non inquietare. E i più furbi tra loro hanno un argomento rassicurante, che garantisce un nuovo passaggio in televisione: dicono "è vero, è un disastro ma è già successo nel 1937". Verrebbe voglia di farsi trovare a letto con la loro moglie dicendo "quello che lei pensa è vero ma non si arrabbi, è già successo nel 1998".

Il vulcano, dicono gli scienziati, non è una malvagia anomalia, ma un motore della biosfera. In questo caso il prefisso "bio" viene usato seriamente: ma ormai non c'è prodotto che non esibisca queste tre lettere come pennacchio. Da biogas si è passati a bioyogurt, biomassaggio, biodentifricio e anche biopannolino per bioculi grandi e piccini. Quando si tratta di vendere, sono tre lettere magiche. Quando però si parla di biosfera, cioè di un organismo che non si può vendere, ma che si dovrebbe difendere dalla sfrenatezza economica, il discorso cambia. Ogni istanza ecologica diventa biochiacchiera apocalittica. E i giapponesi con cinica serietà scientifica ci informano che la crisi totale della biosfera è già in atto, e scommettono chi sul 2013 chi sul 2050. Non è un dubbio cosmico come "chi vincerà lo scudetto", ma varrebbe la pena di rifletterci.
Fortunatamente per i dirigenti italiani le tre lettere sacre non sono bio, ma "mio", la miosfera del privilegio e dell'impunità. Quel vulcano è un rompiballe, che probabilmente ha dentro al cratere un ritratto di Che Guevara. Dimentichiamolo in fretta.

Recentemente Obama ha detto che entro il duemilatrenta l'uomo deve assolutamente andare su Marte. Ci viene un dubbio: lo ha detto per desiderio scientifico o sta preparando un'arca di Noè? Sarebbe bello se l'inevitabile nube islandese ci spingesse a pensare alle nubi evitabili del nostro futuro. Ma la fine del mondo sembra ormai l'ultimo grande spettacolo che ci è rimasto. Non conviene rinviarla, abbiamo già venduto tutti i biglietti. 


(20 aprile 2010) 

  
mercoledì 21 aprile 2010

Intervento per la diretta di RadioLibriamoci Web a favore di Emergency 3


Ecco l'ultimissimo testo tratto sempre dalla diretta di  Radio Libriamoci Web a favore di Emergency di sabato 17 Aprile 2010, per la cronaca è quello che avevo scritto quando pensavo che a leggerlo sarebbe stato qualcunaltro.

 

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IO STO CON EMERGENCY

Vorrei condividere con voi alcune considerazioni che mi sono trovata a fare in questi giorni fra un comunicato stampa di Emergency e qualche battuta infelice del politico di turno. E' noto a tutti, sin dalle elementari quando si affronta per la prima volta il concetto di diritti e doveri del cittadino e si inizia la famigerata educazione civica, che fra i diritti inalienabili e anche intuitivamente preponderanti per ciascun uomo, vi sia quello alla salute.

 
Non a caso la Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo recita nell'articolo 25:
   1. Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
   2. La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.

 
Questo diritto presenta delle difficoltà non solo nell’attuazione, ma ancor prima nel momento in cui viene identificato come tale. Per definizione un diritto è qualcosa che deve essere possibile, indipendentemente dalla sua eventuale messa in atto; faccio un esempio: non può esistere il diritto per tutti di vivere in una villetta a schiera su Marte perché ad oggi non abbiamo modi e mezzi per raggiungere il pianeta rosso ed edificarci una simile mostruosità; quindi, come dicevo prima, il diritto non può essere così ideale da risultare irrealizzabile.

 
Il diritto alla salute, se si considera la definizione stessa di salute data dall'OMS vale a dire uno "stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia" è un po' come la villetta su Marte. Come può qualunque stato o ente garantire il benessere fisico (difficile anche in un paese come il nostro in cui tutti, almeno teoricamente, hanno la possibilità di accedere gratuitamente o quasi al Sistema Sanitario Nazionale), psichico (ancora peggio), sociale (qui si sfiora la tragi-commedia) e soprattutto, come può garantire l'assenza di malattie (mi permetto di far presente a questo proposito che alcuni medici definiscono malattia anche per la vecchiaia, per non parlare di tutti i malati cronici per i quali la patologia diventa un aspetto normale del quotidiano).
Ciò premesso, che alcuni definiscano la volontà di occuparsi della salute un qualcosa di utopistico è il minimo, e che poi questi stessi trovino ancora più inconcepibile, che qualcuno voglia metter mano a una cosa così complessa in paesi e realtà quasi apocalittiche o comunque con situazioni di una complessità più unica che rara, è ovvio che appaia loro come un segno di squilibrio o di manifesto desiderio di gloria e popolarità. Sono posizioni meschine, ma fondamentalmente umane.

 
Ma…

 
Il problema è che queste sono parole e con le parole si può costruire, distruggere, inquinare le acque e spesso confondere le idee, mentre per Emergency ci sono i fatti a parlare.
Emergency o Gino Strada non parlano in linea teorica di diritti inalienabili e forse un po’ difficili da concretizzare, loro partono dalla messa in atto del diritto trovando quello che è forse il miglior modo di farlo esistere.
Follia, amore per le luci della ribalta e tutto il resto che è stato detto e ripetuto da soggetti di ogni estrazione politica e sociale ha alla fin fine poca importanza, sono parole, a volte belle, altre deliranti, altre ancora solo foriere di una grande ignoranza e di una limitatissima compassione per il prossimo. I fatti però restano, le persone curate sono sotto gli occhi di chi le vuole vedere, a portata di click o sugli scaffali di qualunque libreria e allora per una volta invece di pontificare e costruire teorie, per una volta invece di riempirci testa e bocca di parole guardiamo i volti, i muri bianchi e un po’ scrostati su cui si vede la E rossa, guardiamo.

 
Se Emergency fosse solo i medici che ci lavorano non avrebbe curato oltre tre milioni di persone, se fosse sorretta solo dai tecnici e dal personale che vi opera, ancora sarebbe quasi inesistente, ma Emergency è un progetto di molti che come privati cittadini decidono di finanziarla e darle fiducia, perché guardano non al principio utopico ma alla concretezza di quei corpi ricuciti, di quelle madri sopravvissute al parto o di coloro a cui è stato non solo donato un arto nuovo ma resa anche la dignità di essere autonomi e con un lavoro.
Nel momento in cui si decide di destinare a Emergency il proprio 5 X mille si sceglie di aiutare loro e non qualcun altro che ne avrebbe magari altrettanto bisogno. Le Ong che si occupano di salute, malati più o meno rari, infanzia e tutti gli altri ambiti in cui associazioni di questo tipo operano sono tante e dare ad una rende consapevoli di come le risorse siano limitate e non basteranno ad aiutare anche gli altri, probabilmente altrettanto bisognosi. Non si possono ignorare o svilire queste scelte che di utopico non hanno nulla, quindi basta gettare fango non solo su un'organizzazione, ma anche su tutte quelle persone che non sono disposte ad arrendersi all’idea che povertà, degrado e guerra siano invincibili.
Criticare o sminuire chi non solo ha buone intenzioni, ma anche ottimi fatti e meriterebbe rispetto e attestati di stima, è sterile.

 
Per quanto riguarda i tre volontari, la cui colpevolezza sinceramente mi sembra ben più che discutibile, credo in quella cosa chiamata giustizia che anche se a volte enumera nelle sue fila diritti un po’ zoppicanti resta posta a tutela dell’uomo e per gli uomini, mi auguro che non saranno le ragioni di Stato a liberarli o il peso politico dell‘Italia, ma la Legge, quell’insieme di norme volte a proteggere tutti senza distinzione fra poveracci e operatori di pace, fra occidentali e afghani.
Sono un’illusa? Forse, ma come ho già detto credo nell’utopia, perché in fondo la si può incanalare nei fatti.



Io Lucia Capparrucci sto con Emergency


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Ricordo a tutti che all'indirizzo http://spreaker.com/show/radio_libriamoci_web_impegno_sociale si trova il podcast della trasmissione radio.

 

Interventi scritti per la diretta di RadioLibriamoci Web a favore di Emergency 2


Inserisco gli altri interventi scritti pervenuti prima e durante la diretta di Radio Libriamoci Web di sabato 17 Aprile 2010 svoltasi in contemporanea e a favore della manifestazione di Emergency di Roma, Piazza San Giovanni.
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L'autore del prossimo pezzo è abituato a esprimere dissenso non a caso è il fondatore del gruppo di FB "Non è necessario essere comunisti per opporsi a Berlusconi", lo ringrazio per il tempo che mi/ci ha concesso.

La guerra si vede negli occhi di un bambino ferito, nelle protesi di chi resta mutilato da una mina antiuomo, il suo rumore è quello delle urla di dolore delle persone che per una bomba intelligente hanno perso il figlio, il fratello, la madre. Tutte queste sofferenze vengono cinicamente svuotate del loro significato ogni volta che vengono definite effetti collaterali. Il linguaggio che la propaganda usa è teso a mistificare la realtà crudele della guerra. Gli interessi economici che originano i conflitti devono essere occultati, l’opinione pubblica non ne deve sentir parlare, è necessario trovare motivazioni nobili per giustificare gli interventi militari, si parla così di lotta al terrore, o di esportazione della democrazia. In Italia il potere si spinge oltre, riesce ad omettere la parola guerra e la si definisce missione di pace.
Le chiamano missioni di pace, ma la pace non si porta con i soldati e il rombo delle armi, i veri missionari di pace sono i medici che, in modo disinteressato, armati di coraggio e amore per il prossimo riescono ad alleviare le sofferenze delle popolazioni e garantiscono loro uno dei diritti primari dell’uomo: la salute. Un diritto che altrimenti sarebbe inesigibile. Emergency ha come unico obiettivo la dignità dell’uomo, cura tutti senza badare al colore delle divise, non fa distinzione tra amici e nemici. Con la sua azione rivela al mondo il vero volto della guerra, in tal modo smaschera le menzogne dei governanti. Contraddice le versioni ufficiali dei governi, sfugge al loro controllo e per questo la sua presenza nel migliore dei casi è tollerata, spesso non è mal vista o ostacolata  . Gli avvenimenti di questi ultimi giorni lo hanno dimostrato, ma il tentativo di delegittimare l’operato di emergency messo in atto dal governo afgano è destinato a fallire miseramente. Noi siamo con Emergency!
 
Costantino Valletta

L'ultimo pezzo, ma solo in ordine cronologico, è anche quello attorno al quale sarebbe stato più interessante parlare e confrontarsi. Giuseppe decide di assumere una posizione inedita nel giorno degli osanna a Emergency, invece che procalmarsi anch'egli difensore a oltranza dell'Ong, propone un'analisi piuttosto lucida, non di parte e da libero pensatore della situazione.

Sto con Emergency?
Non lo so. Sto sicuramente, come ha detto il buon Gino Strada, con la costituzione di Emergency, che, a volte, è diversa dalle persone che sono in Emergency.
Io non sono un politicante, ma non riesco a perdere il fastidioso vizio di ragionare liberamente.
Questo mi porta ad sostenere un possibile e ragionevole dubbio.
Chi ha deciso che nel cesto di Emergency, non possano esserci delle mele marce?
Non posso esserne certo, ma mi permetto di pensare, pensare da solo, LIBERO!
Emergency, da tempo è sul palco del mondo e sappiamo tutti quanto i riflettori possano essere "fastidiosi" a volte.
Liberi subito! Non so se anche questo slogan sia stato del tutto comprensibile.
Ci sono dei tempi per la burocrazia internazionale e questo Emergency lo sa.
Inutile ribadire quanto sia stato scandaloso l'intervento militare in un ospedale, in un qualunque ospedale.
La guerra è un concetto quasi atavico, insito nel profondo dell'animo umano, ma non per questo accettabile.
La guerra sarà debellata un giorno? Lo spero! Ma non grazie ad Emergency. Sicuramente grazie anche al contributo di Emergency.
Anche le altre ONG fanno la loro parte, ma non tutte sono di cristallina trasparenza.
Le frasi ad effetto della signora Costa mi fanno sorridere. Forse perchè lei è lì, in piazza, ed io sono qui.
E allora vorrà dire che io rimarrò qui.... a riflettere... LIBERO! 

Giuseppe Franchina



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Ricordo a tutti che all'indirizzo http://spreaker.com/show/radio_libriamoci_web_impegno_sociale si trova il podcast della trasmissione radio.

martedì 20 aprile 2010

Interventi scritti per la diretta di RadioLibriamoci Web a favore di Emergency


In occasione della diretta di Radio Libriamoci Web svoltasi in contemporanea con la manifestazione a sostegno di Emergency di Sabato 17 Aprile 2010 a Roma in Piazza San Giovanni, ho ricevuto diversi testi, alcuni di questi hanno trovato spazio in trasmissione altri per motivi di tempo non sono stati condivisi.
Pubblicherò i testi in tre post così da renderli pesanti, ma non letali.

Matteo ha scritto e consegnato il suo pezzo in credo meno di cinque minuti, ma i rusultati sono più che interessanti.



Emergency è cattiva

La guerra è cattiva perché abbatte dilania distrugge città famiglie storie
Emergency è cattiva perché amputa taglia distrugge madri bambini speranze

La guerra è crudele perché cancella persone ricordi sentimenti
Emergency è crudele perché cancella l'umanità i sogni e le speranze dei suoi stessi membri

La guerrà è cattiva perché funziona dove le parole falliscono
Emergency è cattiva perché non accetta l'estinzione

Emergency è cattiva perché è il lato più violento della guerra
Emergency è cattiva perché è con la guerra
Emergency è cattiva perché è oltre la guerra
Emergency è cattiva perché è con le persone
Emergency è cattiva perché è essa stessa parto della guerra, inevitabilmente legata al dolore e alla morte che questa provoca attorno a se.

Emergency è cattiva.



Quale persona di pensiero civile, non posso che augurarmi che organizzazioni quali Emergency non abbiano più ragione di esistere, estinte dalla fine dei conflitti e dalla nascità di un pensiero civile diffuso.
Un mondo senza bisogno di Emergency è quanto di migliore possiamo chiedere per i nostri figli, fino ad allora non possiamo che ringraziare chi a prezzo della propria umanità affronta coscientemente gli orrori della guerra senza la speranza di cambiare le cose, ma con l'unico desiderio di portare cure e assistenza a chi è rimasto con null'altro che il desiderio di vivere.
Matteo Capparrucci



Il secondo pezzo ad essere stato letto è quello di Anita, autrice alla quale ho detto della diretta in radio meno di tre ore prima e che con entusiasmo ha accettato e scritto senza battere ciglio un articolo sicuramente all'altezza delle mie aspettative e trovando anche uno degli slogan più efficaci "libero Emergency in libero Stato!".



Come spieghi la guerra ha un bambino? Puoi dirgli che è per il suo futuro, per renderlo libero, puoi dirgli che non succederà niente di brutto a lui e alla sua famiglia. Così non spieghi la guerra a un bambino,così la spiegano a noi. Ci anestetizzano le coscienze, ci sentiamo meno colpevoli. Poi però ci sono i dati, quelli reali. Quelli che citano che una vittima su tre sono bambini. Inorridiamo vero? Ma le bombe non sono intelligenti? Dipende da cosa riteniamo intelligente, se riteniamo intelligente uccidere indistintamente donne uomini bambini e terroristi allora si le bombe sono intelligenti, se invece riteniamo intelligente curare indistintamente, nel pieno delle funzioni del giuramento di IPPOCRATE e senza erigersi a giustizieri, donne uomini bambini e terroristi allora riteniamo intelligente EMERGENCY. 
Quando un governo che si professa democratico arresta dei medici di una nazione Europea accusandoli di terrorismo senza avere alcuna prova è grave ma è ancora più grave quando lo STATO ITALIANO, che ha nei suoi principi costituzionali il ripudio della guerra, non fa niente per liberare i propri concittadini anzi le alte cariche dello stato quasi quasi esultano, questo è ALLARMANTE! 
Ho paura che con l’aria che tira arriveremo ad aver bisogno anche qui in Italia di un ospedale di EMERGENCY in cui vengano curati tutti indipendetemente dal tesserino sanitario in regola del proprio padre. Riprendendo un po' ingiustamente un motto di Cavour : LIBERO EMERGENCY IN LIBERO STATO. 

Anita Pallara
A breve gli altri interventi. Ancora grazie a Radio Libriamoci Web che mi ha dato quest'opportunità e voce.
Per chi volesse al seguente indirizzo http://spreaker.com/show/radio_libriamoci_web_impegno_sociale si trova il podcast della trasmissione che contiene anche gli interventi Gino Strada, Cecilia Strada, Lella Costa e altri operatori di Emergency.


lunedì 19 aprile 2010

Nulla di certo ma forse l'ospedale di Lashkar-gah potrà riaprire


Comunicati da Emergency


EMERGENCY

(ANSA) - KABUL, 19 APR - L'autorità sanitaria della provincia meridionale afghana di Helmand è «completamente d'accordo» sull'ipotesi che Emergency torni ad operare a Lashkar-gah, chiuso il 13 aprile dopo l'intervento della polizia e l'arresto, poi risolto, di tre operatori. In una dichiarazione oggi all'ANSA, il direttore sanitario della provincia, Enayatullah Gaffari, che dipende dal ministero della Sanità pubblica di Kabul, ha commentato che «è impossibile che in una provincia dove ci sono tanti attentati e quindi tante vittime, non vi sia una struttura gestita in modo efficiente come quella di Emergency». «Quando ho letto sulla stampa locale la loro intenzione di tornare - ha proseguito - sono stato molto felice». Dopo la chiusura della struttura, aperta circa quattro anni fa, i malati sono stati trasferiti in un altro ospedale provinciale. Da quanto risulta infine, una delegazione di Emergency ha avuto oggi a Kabul una riunione con il ministro facente funzioni della Sanità, Suraya Dalil, per valutare l'insieme della situazione. Secondo fonti di Emergency, «sul futuro non si può ancora dire nulla». 
ANSA - 19 aprile, 17:14
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domenica 18 aprile 2010

Comunicati di Emergency




Comunicati da Emergency

EMERGENCY

18/04/10 - Liberi i tre operatori di Emergency

Domenica 18 aprile. Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani Guazzugli Bonaiuti, fino a oggi detenuti in una struttura dei servizi di sicurezza afgani, sono stati liberati, non essendo stato possibile formulare alcuna accusa nei loro confronti.

Finalmente, dopo una settimana d'angoscia, e senza aver potuto beneficiare delle garanzie previste dalla costituzione e dalla legge afgane vigenti, potranno contattare le loro famiglie e i loro colleghi.

Ringraziamo tutti coloro che hanno lavorato insieme a Emergency per il rilascio, in Italia, in Afganistan e nel mondo.

Gli avvocati di Emergency continuano a seguire la situazione dei collaboratori afgani ancora trattenuti dai servizi di sicurezza, dei quali non abbiamo notizie né in merito alle loro condizioni di salute, né alla loro condizione giuridica, nè al luogo presso il quale sono tuttora trattenuti.

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EMERGENCY

RILASCIATI ANCHE 5 AFGHANI, UNO TRATTENUTO Anche cinque dei sei cooperanti afghani di Emergency, arrestati insieme ai tre italiani sono stati rilasciati oggi a Kabul. Il sesto, sospettato di aver nascosto le armi nell'ospedale di Lashkar-gah, resta "in custodia". Lo rende noto l'agenzia afghana Pajhwok citando un com...unicato dell'Nds, i servizi di intelligence afghani.
ANSA - 18 aprile, 19:04

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18/4/2010
Emergency: liberi perché nessuna accusa nei loro confronti
da PeaceReporter

Gli operatori di Emergency Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani Guazzugli Bonaiuti, fino a oggi detenuti in una struttura dei servizi di sicurezza afghani, sono stati liberati, non essendo stato possibile formulare alcuna accusa nei loro confronti". È quanto si legge in un comunicato diffuso a Milano da Emergency, nel quale si ringrazia «tutti coloro che hanno lavorato insieme a Emergency per il rilascio, in Italia, in Afghanistan e nel mondo".

"Siamo molto, molto felici che i nostri tre operatori siano stati finalmente liberati e che abbiano potuto contattare le loro famiglie dopo otto giorni di angoscia": è il commento di Cecilia Strada, presidente di Emergency, pochi minuti dopo l'annuncio della liberazione a Kabul di Marco Garatti, Matteo Pagani e Matteo Dell'Aira. "Non avevamo dubbi sul fatto che tutto si sarebbe risolto bene - ha detto Cecilia Strada - perchè abbiamo sempre saputo che sono innocenti, così come lo sapevano le centinaia di migliaia di cittadini italiani che ci hanno sostenuto in questi giorni". I tre operatori, ha detto, stanno bene e sono felici di essere liberi. In questo momento si trovano nell'Ambasciata italiana a Kabul. Una liberazione, quella dei tre operatori arrestati nove giorni fa, che secondo Emergency è stata possibile «grazie al lavoro di tutti coloro che si sono adoperati in questi giorni". Non sa ancora, Cecilia Strada, se e quando i tre operatori potranno tornare in Italia: "Ora è il momento della gioia, poi si ragionerà su cosa fare". Il responsabile della comunicazione di Emergency, Maso Notarianni

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18/04/2010
"Una maglietta di Emergency al ministro Frattini"
da PeaceReporter

Nel corso della conferenza stampa Gino Strada ha lodato la compattezza straordinaria dello staff di Emergency
“Abbiamo saputo che erano liberi mentre erano in viaggio verso l’ambasciata italiana, cioè intorno alle 15.30. Adesso stanno bene, sono felici, ci ringraziano per la grande mobilitazione e insieme valuteremo cosa fare”. Gino Strada fotografa così il momento della liberazione dei tre operatori di Emergency, Marco Garatti, Matteo Dall’Aira e Matteo Pagani, durante la conferenza stampa tenuta nella sede milanese dell’organizzazione. Ringrazia tutti i cittadini italiani e afgani che hanno fatto sentire la loro solidarietà, l’Onu, lo staff di Emergency che ha dimostrato “una compattezza straordinaria”. Un ringraziamento anche al governo italiano.

“Manderò una maglietta di Emergency al ministro Frattini, visto che l’ha richiesta. Lo dico senza ironia.” L’intelligence italiana sapeva in anticipo dell’irruzione nell’ospedale di Emergency? “Dirò quello che ha detto il ministro sui nostri operatori: Prego il cielo che non ne sapessero niente.” “Ora ci sono ancora sei operatori afgani detenuti, non sappiamo neanche se sono solo sei, stiamo comunque provvedendo all’assistenza legale”.

Quanto al lavoro in Afghanistan. “ci sono ancora troppi punti oscuri, speriamo di poter riprendere presto l’attività dell’ospedale di Lashkar Gah che è una presenza indispensabile in quel territorio.” “Non è stata formalizzata nessuna accusa nei confronti di Marco, Matteo e Matteo ma una certa informazione ha spacciato per accuse i deliri del portavoce del governatore di Lashkar Gah”. Per cui, rispetto alle indiscrezioni su una proposta del governo italiano di processare i tre operatori in Italia, “bisogna chiedere a chi ha formulato questa ipotesi, perché non c’è nessuna accusa nei loro confronti” Tra i punti oscuri, Gino Strada racconta un retroscena: “Marco Garatti doveva rientrare a Kabul con un volo da Lashkargah il giorno stesso dell’irruzione nell’ospedale. Abbiamo saputo che il suo volo è stato calcellato dalla coalizione. Se fosse vero, il loro sequestro sarebbe stato preordinato da qualcuno non solo afghano”.
Gabriele Battaglia

Liberi!!!

da PeaceReporter


La conferma da fonti dell'ong: Marco Garatti, Matteo Dell'Aira e Matteo Pagani non sono più detenuti dalle autorità afgane

Dal nostro inviato
Enrico Piovesana

PeaceReporter ha appena appreso da fonti di Emergency che Marco Garatti, Matteo Dell'Aira e Matteo Pagani, fino a questa mattina detenuti presso una struttura dei servizi di sicurezza afgani alla periferia della capitale, sono stati trasferiti all'ambasciata d'Italia a Kabul.
 

Docufilm per Emergency ignorato


«Ignorati dall’Italia»


Federico Raponi


CINEMA. Due giovani registi realizzano un documentario sull’attività dell’associazione presieduta da Gino Strada tra il Sudan e l’Afghanistan. Premiati ovunque, nel nostro Paese il film è pressoché sconosciuto.
L'attività di Emergency descritta per immagini. Lo fa Domani torno a casa, documentario di Fabrizio Lazzaretti e Paolo Santoni sul lavoro dell’associazione indipendente tra Khartoum e Kabul. «Il film – spiega Santolini - nasce da una chiamata di Gino Strada, che stava per aprire il centro di cardio-chirurgia di eccellenza a Khartoum.

Abbiamo deciso di descrivere quell’esperienza e nello stesso tempo, in occasione dei 15 anni di Emergency, raccontare l’ospedale di Kabul, il primo ad essere costruito. L’idea è stata quella di evitare un documentario prettamente sull’organizzazione, anche se logicamente ne parla in toto, ma di seguire due pazienti tipo tra gli oltre 4 milioni di persone curate negli anni da Emergency.

In Sudan abbiamo incontrato un giovane di 15 anni operato al cuore in un campo profughi a 300 chilometri da Khartoum, dove da 15 anni vivono circa centomila persone. Lui era scappato ad un anno, con la famiglia, da una delle tante guerre in Sudan, aveva accusato una malformazione cardiaca e grazie ad Emergency è riuscito a sopravvivere.

Invece in Afghanistan siamo stati dietro ad un gruppo di 7-8 ragazzini, tutti feriti da mine antiuomo, e in particolare ad un bimbo di 6 anni che ha perso completamente una mano e alcune falangi dell’altra».
 
Il documentario sta girando grazie ai volontari di Emergency, che nelle varie città organizzano proiezioni private, «Addirittura so – rivela ancora il regista - che hanno messo su un circuito attraverso una catena di hotel che permette loro di utilizzare la sala cinema. Di possibilità di distribuzione, di visibilità, c’è solo quella, quindi al film capita di essere visto anche in piccole città proprio grazie a questi gruppi, che poi sono quelli che sostengono l’associazione da sempre. Chi riesce a vederlo sono soprattutto persone che lavorano nell’ambito scolastico e ce lo richiedono perchè vorrebbero organizzare proiezioni, alle medie come all’università, mentre siamo anche in attesa dell’uscita in Dvd con un quotidiano».

La televisione di Stato, invece, sembra proprio che non voglia sentirne parlare. «In Italia, l’unico iter che auspicavamo era quello dei passaggi televisivi sulla Rai che lo aveva pre-acquistato, ma ad oggi nessuna rete si è resa disponibile per la messa in onda. Eppure anni fa Fabrizio Lazzaretti girò due film, Effetti collaterali e Jung [Giang] nella terra dei mujaheddin che furono programmati dal terzo canale senza problemi. Forse lo trasmetterà Doc 3 a tarda sera, in una riduzione a 50 minuti».

Ciononostante, il documentario sta avendo un percorso importante all’estero. Lo hanno infatti acquistato la BBC, le televisioni australiana e canadese e sta girando molti festival, tra i quali Londra, Amsterdam, Varsavia, Tokyo e tutto il circuito Human Rights Watch.
 
Grazie a quello di New York, dove è stato premiato come miglior lavoro, è poi arrivato in una trentina di università. «Al di là del suo interesse artistico, dato che parla di una realtà così tragica e vera, di guerra e infanzia violata, l’importante – conclude Santolini - è che venga visto».

da www.terranews.it su segnalazione di INFORMAZIONE LIBERA 

scheda film su imdb
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Leggendo in giro ho "scoperto" che il film, presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 2008, è stato trasmesso da rainews24 Sabato 21 marzo, 2009; speravo di trovare qualcosa in streaming, ma purtroppo non ho pescato nessun link, spero di riuscire prima o poi a vederlo.
 

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