sabato 5 febbraio 2011

Fascisti? Su Marte!

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Riprendo direttamente dall'evento pubblicato su Facebook, che potete trovare qui.

di Bartleby Occupato (qui)


FASCISTI? SU MARTE!
a Bologna, 
angolo via San Petronio Vecchio e via Guerrazzi, 
sabato 5 febbraio h.20.00 - 23.30



Sabato 5 febbraio, alle 20, ci vediamo all'incrocio tra via San Petronio Vecchio e via Guerrazzi, proietteremo "Fascisti su Marte"

Questa mattina è comparsa sulla rete una pagina Facebook a firma Casa Pound Bologna che invita all'inaugurazione di un nuovo spazio in città sabato 5 febbraio. Riteniamo sia inaccettabile l'apertura di una nuova sede di Casa Pound a Bologna.
Il titolo della serata parla chiaro: entra in squadra, scrivono.
Squadra di calcio? Di basket? Di Ping pong? Di caccia?!? La divisa tenderà al nero? Magari un nero moderno, elegante... Era così anche 90 anni fa.
Meglio non farli giocare, questi menano alla vigliacca, colpiscono i più deboli, truccano le partite, fan finta di giocare e invece vogliono solo romperti le ginocchia.
L'appuntamento è in via Guerrazzi, ma il numero civico non è specificato e questa segretezza fa pensare che siano loro i primi a non sentirsi benaccetti.
Niente di più vero!
Non possiamo lasciare nemmeno un centimetro di campo libero, ad una realtà politica che nasconde, dietro la facciata di avanguardia della nuova destra, la propria identità neo-fascista. Non possiamo permettere che possa acquisire legittimità di discorso e di azione all'interno dello spazio cittadino bolognese. Non siamo disposti a stare zitti mentre un'organizzazione come questa, che in più casi si è manifestata con violente azioni squadriste ai danni di migranti, gay, studenti e militanti di sinistra, possa liberamente propagandare l'esclusione come modo dello stare insieme, la gerarchia e il comando come mezzi per imporla, la violenza come ratio immanente al proprio fare politica.
Respingerli è condizione necessaria perchè si possa continuare a cercare di costruire una città libera.
Nessuna cittadinanza per vecchi e nuovi fascismi.

Studenti e studentesse, artisti, residenti e commercianti del quartiere S. Stefano

adesioni:Associazione Ensamble Concordanze
Wu Ming
Vag 61
Collettivo Utopia
Bartleby
Tabacchi al. t.a.r di simone vitalbo
Diana via rivani 91
Lavasecco Guerrazzi
Copysystem
Felsina2 Viaggi
Caffè Accademia
Libri e Co Fondazza
Igor Libreria
Nodo Sociale Antifascista di Bologna
Popolo Trasparente
Atlantide
AntagonismoGay
Spazio Pubblico XM24
Giuseppe Genna
Comitato Williesindaco
Nicola Bonazzi (Teatro dell'argine)
alive lab
heymenclosefriends.com
Circolo Arci Sesto Senso
Rete dei comunisti
Circolo Panenka
Bologna Prende Casa
ANPI Provinciale di Bologna

mail a cui mandare le adesioni:
fascisti.sumarte@yahoo.it

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Aggiornamento:

da Repubblica.it - Bologna (qui)
04 febbraio 2011


CasaPound, niente inaugurazionedopo le polemiche per la nuova sede

Domani sera in via Guerrazzi soltanto "un ritrovo tra amici", per sistemare il locale. Erano già state programmate due contro-manifestazioni, quelle dei residenti della zona e di un gruppo di antifascisti

Sarà solo un ritrovo fra amici, per sistemare il locale, e non più l'inaugurazione della nuova sede di casaPound, come era stato annunciato. Il gruppo di estrema destra rinuncia, dopo le polemiche sollevate dalla notizia dell'apertura della nuova sede in via Guerrazzi, e l'annuncio di due contromanifestazioni, organizzate da residenti, centri sociali e antifascisti

"La festa come l'avevamo intesa, con un aperitivo aperto a tutti i militanti e simpatizzanti, non la facciamo più- spiega Carlo Marconcini - se il problema di quei quattro pagliacci (i centri sociali, ndr), della Questura e dell'ordine pubblico di Bologna devono essere due bevute e quattro spritz, allora lasciamo perdere. Non faremo un'inaugurazione, ma saremo lì tutto il giorno a sistemare le nostre cose".

Prosegue Marconcini, che con gli altri fedelissimi di CasaPound ha invitato i loro simpatizzanti a non accorrere in massa: "A noi personalmente le minacce non interessano, sennò non saremmo neanche venuti a fare politica a Bologna. Il motivo per cui non abbiamo ancora detto il numero civico della sede, e non lo faremo neanche ora, è solo per tutelare la proprietaria dell'immobile e i nostri futuri vicini di casa". Il riferimento all'attentato incendiario del giugno 2009 nella sede di porta Castiglione.

Intanto, si moltiplicano le adesioni alla campagna "Fascisti su Marte" lanciata dal collettivo Bartleby, che protesta contro il trasloco di Casapound in via Guerrazzi. "E' evidente che non si tratta di una campagna fatta dai centri sociali", scrive il collettivo in una nota, ma "é tutto il tessuto metropolitano a muoversi".

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Nonostante l'inaugurazione sia stata annullata l'evento di Bartleby "Fascisti? Su Marte!" rimane valido, tutti quelli che vorranno partecipare potranno farlo nei luoghi e tempi sopra indicati.

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martedì 1 febbraio 2011

La bandiera della dignità (Rodotà) su La Repubblica

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da La Repubblica 
1 febbraio 2011

La bandiera della dignità

di Stefano Rodotà

L’ITALIA s’è desta? Le parole un po’ logore dell’Inno di Mameli sono forse quelle che meglio descrivono un panorama sociale che ha visto in queste ultime settimane appunto un risveglio civile.

Un risveglio persino inatteso, e che fa riemergere una idea e una pratica della politica che sembravano scomparse, sequestrate dall’intreccio perverso tra derive oligarchiche, uso privato del potere, perdita dell’etica pubblica, degrado del linguaggio, azzeramento della dimensione argomentativa.
E’ sempre opportuno non abbandonarsi ad entusiasmi frettolosi. Ma è altrettanto sbagliato non cogliere i segni del mutamento, sottovalutarli solo perché non stanno negli schemi canonici, e anzi se ne distaccano.

Nei mesi passati avevamo sofferto il silenzio della democrazia, emblematicamente testimoniato dalla chiusura del Parlamento, e l’assenza della politica come capacità di guardare a fondo nelle dinamiche reali. Ora quel silenzio è stato rotto, la voce è quella di persone che trasformano l’indignazione in richiesta perentoria di cambiamento, restituendo così alla politica quella presenza che sembrava scomparsa.
Elogio tardivo del movimentismo? Ricordiamo, allora, le parole che aprono Millennium People di James Ballard: “Una piccola rivoluzione stava avendo luogo, così modesta e beneducata che quasi nessuno l’aveva notata”.

Chi sottovaluta, o pensa solo di strumentalizzare, il variegato mondo di quelli che protestano, manifestano, si organizzano, non si rende conto che questa novità sociale interviene nel cuore di una crisi drammatica, ne denuncia la gravità foriera di grandissimi rischi, e indica pure una via d’uscita. Proprio la drammaticità della situazione che stiamo vivendo obbliga a cogliere la profondità di un malessere che non si vuole più sopportare.

Le persone rifiutano d’essere considerate solo “carne da sondaggio”, “consumate” da distruttive logiche di mercato, frammentate dall’abbandono d’ogni logica sociale. In un paese afflitto da egoismi e corporativismi, nessuno tra quelli che si uniscono per protestare sta rivendicando un interesse particolare. E’ una novità importante. Gli studenti, i professori, il mondo della cultura si sono fatti sentire perché non sia fatto tacere il sapere critico, per rivendicare la conoscenza come bene comune.
Gli operai hanno ridato forza alla parola “dignità”, la stessa che guida le donne, che sono poi quelle che hanno individuato con più nettezza l’effetto devastante di un uso del corpo femminile che segna il punto estremo del degrado culturale e porta con sé una devastante idea del potere.

E’ questa la ragione che spinge tanti uomini ad associarsi alle loro iniziative, nelle quali ricompaiono, inattese e benvenute, le ragazze, che tuttavia non si chiudono solo in questa “rivendicazione”, ma sono presenti ovunque.
Si ricostruiscono così legami sociali, ceti e generazionidiverse tornano a parlarsi, parole che sembravano perdute, come “solidarietà”, “interesse generale”, “bene comune”, “moralità” si ripresentanocome ineludibili punti di riferimento.

Siamo al di là della categoria dei “ceti medi riflessivi” con la quale Paul Ginsborg aveva correttamente analizzato un’altra fase del risveglio della società civile. Quel che sta avvenendo in questo momento, infatti, è proprio l’emergere di una diversa società civile, composita, con una crescente capacità di auto- organizzazione, con una marcata autonomia.

Novità che hanno le loro radici soprattutto nell’uso della Rete, dov’è tutto un ribollire di iniziative, di discussioni magari sgangherate ma vitalissime. E, muovendo dalle piazze virtuali, i cittadini tornano ad affollare le piazze reali.

Vi sarà qualcuno, nello stanco ceto politico, capace di misurarsi con questo magma ribollente, realizzandoquell’alleanza che tanto ha contato nelsuccesso di Obama?
Oggi, infatti, si fa più urgente il problema dell’“interlocutore politico” di questa nuova società. Un interlocutore che dev’essere attento e umile, nel senso del rispetto dovuto a chi sta mettendo in gioco se stesso e, giustamente, rifiuta mediazioni troppo interessate. L’esempio è venuto dal Presidente della Repubblica quando, ricevendo gli studenti, ha colto la novità dei tempi, la richiesta, insieme, di un rapporto con le istituzioni e di un loro rinnovamento.

Non è un caso che i diversi movimenti siano unificati da un riferimento convinto alla Costituzione. Un’altra rilevante novità, infatti, è rappresentata proprio dal fatto che la Costituzione sta di nuovo incontrando il suo popolo. Se si vuole costruire una vera agenda politica, è da questo dato fondativo che bisogna partire, che illumina le diverse, puntuali indicazioni che vengono dai diversi soggetti del movimento in corso e che compongono un quadro programmatico selettivo e convincente.

Così, e non con improbabili alchimie, si costruisce un vero consenso politico. E si può contrastare un vizio impunito nella politica italiana, che si manifesta ciclicamente, e che consiste nel tentativo di cogliere qualsiasi occasione per cercare di liberarsiproprio del “programma costituzionale”.

Ritaglio articolo
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lunedì 31 gennaio 2011

L'eco del silenzio su Radio Libriamoci Web: aggiornamento #rogodilibri - Diritti umani dei bambini e dei ragazzi con disabilità



L'eco del silenzio 
su Radio Libriamoci Web

trasmissione del 31 gennaio 2011


27 gennaio - Giorno della Memoria



"Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo. In questo libro se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l'indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l'abdicazione dell'intelletto e del senso morale davanti al principio d'autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un'idea". 


da "L'asimmetria e la vita" - Primo Levi
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"Quel che ora penso veramente è che il male non è mai 'radicale', ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso 'sfida' come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua 'banalità'. Solo il bene è profondo e può essere radicale".


da "La banalità del male" - Hannah Arendt (1906-1975)


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da Lipperatura blog di Loredana Lipperini un aggiornamento sulla questione dei libri messi al bando in Veneto
27 gennaio 2011


I LETTORI A PREGANZIOL E I RIPENSAMENTI DEGLI ASSESSORI

Due notizie. Due buone notizie, aggiungerei.

La prima viene, telefonicamente, da Preganziol. Davanti alla biblioteca comunale si sono radunate tantissime persone. Lettori e cittadini, studenti, i ragazzi di Libera di Don Ciotti, scrittori che hanno volantinato e letto brani. Si è parlato molto e con grande calore. Chi era presente posterà al proprio ritorno.
La seconda viene dal Veneto. Anzi: dalla regione Veneto. L’assessore all’Istruzione Donazzan dichiara che non spedirà nessuna lettera alle scuole. Questo il testo del comunicato:


“Non è più necessaria alcuna lettera, perché l’obiettivo e’ stato raggiunto: stigmatizzare le firme a favore di  Cesare Battisti”. Lo dichiara Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro in merito alla lettera, che aveva dichiarato di voler inviare alle scuole del Veneto, in cui invitava a non adottare i libri di autori che avevano  firmato il manifesto pro Battisti.
“E siccome- aggiunge Donazzan-, non intendo dare ulteriore fiato ad una polemica creata a priori, ho inteso non inviare alcuna lettera a supporto del giudizio di condanna dato da tutte le Istituzioni italiane con in testa il Capo dello Stato, per chiudere  con il mio Presidente di Regione Luca Zaia, che hanno giustamente definito Battisti un delinquente”.
“L’intento- conclude l’assessore regionale- è stato raggiunto: isolare nei fatti e nei giudizi quanti, mi auguro improvvidamente, hanno inteso sostenere l’impunita’di Battisti”.


Isolare?
Battute molto facili a parte, due risultati importanti sono stati ottenuti, anzi tre:
- Nessuna lettera partirà, nessun preside del Veneto si sentirà invitato a togliere dalle biblioteche scolastiche e dalle letture degli studenti i testi incriminati. E, soprattutto, nessun gravissimo precedente di “indirizzo politico” su cosa leggere e cosa no, verrà aperto.
- Per quanto riguarda l’assessore alla Provincia Speranzon, l’invito ad eliminare i libri dalle biblioteche della Provincia si è trasformato in una mozione di minoranza al Comune di Venezia. Che resta un grave atto politico: ma non una violazione della Costituzione.
- La mobilitazione attorno a Preganziol ha impedito che si consumasse un sopruso doppio: nei confronti dei testi di uno scrittore, e soprattutto nei confronti di una donna coraggiosa. Peraltro, Il Gazzettino ha dovuto pubblicare una smentita all’articolo di ieri.


Ma.
La guardia resta alta. Difficile pensare che personaggi di questo genere, che sono stati costretti a tornare sui propri passi da lettori e cittadini, non meditino il rilancio. Magari contando sul fatto di poter agire nel silenzio, o al massimo in qualche accorto trafiletto in cronaca locale.
Dunque, occhi aperti.
E grazie. Di cuore.


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Rispettiamo i diritti umani
dei bambini e dei ragazzi con disabilità
 

26 gennaio 2011 - LEDHA scrive una lettera aperta al Ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini e al Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia Giuseppe Colosio.
Di seguito il testo della lettera
  (qui)



All'attenzione di
Maria Stella Gelmini
Ministro dell'Istruzione
Giuseppe Colosio
Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale Lombardia
c.c.
Membri dell'Osservatorio sulla condizione delle persone con disabilità

Oggetto: Rispettiamo i diritti umani dei bambini e dei ragazzi con disabilità


Gentile signora Ministro ed egregio Signor Direttore, 

vi scriviamo questa lettera a pochi giorni dalla sentenza del Tribunale di Milano che ha stabilito "la natura discriminatoria della decisione delle amministrazioni scolastiche di ridurre le ore di sostegno scolastico per l'anno in corso rispetto a quelle fornite nell'anno scolastico precedente".
Si tratta, come certo vi è noto, della sentenza con il quale il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso dei genitori di 17 studenti milanesi che quest'anno hanno visto ridursi le ore degli insegnanti di sostegno assegnati alle classi frequentate dai loro figli con disabilità.
Non è certo la prima volta che il Ministero viene condannato per questo genere di situazioni. Da diversi anni i giudici dei Tribunali Amministrativi sono intervenuti ricordando che i diritti degli alunni con disabilità non possono essere in alcun modo limitati dai problemi di bilancio del Ministero.

In questo caso vi è però una importante novità. 

Per la prima volta in Italia, un Tribunale ha ritenuto che l'inadeguata ed insufficiente assegnazione delle ore di sostegno costituisca una discriminazione a danno degli alunni con disabilità e non solo una lesione del diritto allo studio e all'inclusione scolastica. Il riferimento è alla Legge 67 del 2006 che stabilisce le "Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni" ma anche con un esplicito richiamo alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. 
Negare le risorse necessarie per garantire il diritto allo studio dei bambini e ragazzi con disabilità significa quindi non rispettare i loro diritti umani.

Per questo motivo ci sentiamo in dovere di segnalare la questione all'Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità affinché possa verificare che il Governo, il Ministero dell'Istruzione e gli Uffici Scolastici regionali mettano a disposizione della Scuola, di tutte le scuole d'Italia tutte le risorse necessarie per "promuovere, proteggere e garantire" ai bambini e ragazzi con disabilità il pieno ed eguale godimento del diritto allo studio, in condizione di eguaglianza con gli altri.

Chiediamo di sapere in che modo, già a partire da quest'anno, il Ministero intenda affrontare questi problemi: ad esempio nella sola Lombardia , solo per garantire un rapporto 1:2, in molte situazioni peraltro inadeguato, mancano più di 2000 cattedre di sostegno per fare fronte alle esigenze dei bambini con disabilità che frequentano le scuole lombarde.

Vorremmo essere certi che, alla partenza del prossimo anno scolastico, tutte le scuole abbiano le risorse e le competenze per poter veramente garantire il diritto all'istruzione delle persone con disabilità.

Ci auguriamo ed opereremo affinché la straordinaria trentennale esperienza inclusiva della Scuola italiana possa comparire nel prossimo rapporto alle Nazioni Unite sullo stato dei diritti dei bambini e delle persone con disabilità in Italia, ancora come punto di riferimento mondiale.


Distinti saluti
Fulvio Santagostini
Presidente LEDHA
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