venerdì 11 febbraio 2011

“Liberi di leggere, liberi di pensare”: le persone libro in Veneto





da www.donnedicarta.org

IL VENETO CI ASPETTA Mestre-Venezia-Portogruaro


“Liberi di leggere, liberi di pensare”:
4 appuntamenti sabato 12 febbraio


“Liberi di leggere, liberi di pensare” è la manifestazione letteraria che si svolgerà sabato12 febbraio in quattro simboliche “Case della Lettura”, rappresentative della realtà culturale cittadina, per promuovere una politica culturale adeguata alle esigenze formative della persona e rispettosa delle differenze culturali delle comunità. L'iniziativa è realizzata dalla Biblioteca Civica di Mestre e dall'Assessorato alle Politiche Giovanili e Centro Pace in collaborazione con l'associazione Donne di Carta, la Fondazione Querini Stampalia, Bsd, Università Ca' Foscari di Venezia, la Libreria La Feltrinelli e l'Associazione Italiana Biblioteche, sezione Veneto.

Una ventina di “persone-libro” dell’associazione “Donne di Carta” racconteranno o leggeranno brani di opere di autori contemporanei come Cacucci, Biondillo, Dazieri, Evangelisti, Lipperini, Scarpa, Saviano, Senesi, Wu Ming, Carlotto, ecc…

Il programma prevede due reading a Venezia: dalle ore 14.30 alle 15.30 alla Fondazione Querini Stampalia in Campo Santa Maria Formosa; dalle ore 15.30 alle 16.30 alla Biblioteca Servizio Didattico Università Ca' Foscari a Dorsoduro 1392, Zattere al Pontelungo.
Altri due reading si terranno a Mestre: dalle ore 14.30 alle 15.30 alla Libreria Feltrinelli al centro commerciale Le Barche, con la partecipazione dell'assessore comunale alle Politiche educative, Andrea Ferrazzi; dalle ore 15.30 alle 16.30 alla Biblioteca Civica Mestre, in via Miranese, 56, con l'intervento dell'assessore alle Politiche giovanili e Centro Pace, Gianfranco Bettin.

Per l’occasione sarà presentata a Venezia la “Carta dei diritti della lettura” che recentemente ha ricevuto un importante riconoscimento dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e che l’associazione sta presentando nelle biblioteche e librerie italiane.


Per informazioni: eventi.bibliotecacivica@comune.venezia.it, telefono 0412392082/62; centropace@comune.venezia.it tel. 0412747645/7671



APPUNTAMENTO DOMENICA 13 FEBBRAIO A PORTOGRUARO CON L’ACCADEMIA DELLA LETTURA DI DONNE DI CARTA - READING DELLE “PAGINE MESSE AL ROGO”
E ARTICOLI DELLA CARTA DEI DIRITTI DELLA LETTURA



Domenica 13 febbraio nella Sala del Caminetto della Villa Comunale di Portogruaro, a partire dalle ore 10.30, l’Accademia della Lettura di Donne di Carta, in collaborazione con il Comune di Portogruaro, propone un “reading” per “dire a voce alta e a memoria le pagine messe al rogo e gli articoli della carta dei diritti della lettura”.

Le “persone-libro” dell’associazione “Donne di Carta” racconteranno o leggeranno brani di opere di autori contemporanei come Saviano, Wu Ming, Cacucci, e molti altri su cui è gravato l’invito a essere rimossi dalle Biblioteche del Veneto.

Nell’occasione verrà presentata anche la “Carta dei diritti della lettura” che recentemente ha ricevuto un importante riconoscimento dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e che l’associazione sta presentando nelle biblioteche e librerie italiane.

La Giunta Comunale di Portogruaro in merito alla rimozione delle opere letterarie degli scrittori che nel 2004 firmarono una petizione a sostegno di Battisti, si era espressa richiamandosi proprio ai valori della democrazia, della libertà di pensiero, di espressione e di stampa, sanciti dalla Costituzione Italiana, e respingendo la proposta, fermo restando che la stessa Giunta ha concordato con  l’azione intrapresa dal Governo per l’estradizione di Battisti e ha attestato il proprio rispetto verso i familiari delle vittime, che esigono e meritano che il corso della giustizia abbia la sua legittima applicazione.


LE PERSONE LIBRO ALTROVE


Il 12 febbraio diventa per le persone libro di BARI e di CAGLIARI una Giornata in difesa della Libertà dei Libri.

"Libreria Libri&Libri", v.P.Amedeo 158 Ora: 18.30 - BARI

"Libreria Primalibri" via Gorizia 95/ang. via Vico Quartu S.Elena. (Sardegna) ore 17.00



mercoledì 9 febbraio 2011

Vogliamo un'altra narrazione: Basta puttane vs. bigotte!

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Continuando a parlare delle varie manifestazioni delle donne, ma spero anche degli uomini, previste per il 13 febbraio, due articoli da Lipperatura, blog di Loredana Lipperini.

MASCHILE, UNIVERSALE

8 Febbraio 2011

di Anna Bravo, storica, su La Repubblica di oggi: (qui)

Non capisco perché alcuni uomini debbano fare appello alla propria componente femminile per indignarsi di fronte al cosiddetto Rubygate, mentre avrebbero di che indignarsi in prima persona. A uscire devastata dalla vicenda è più l´immagine maschile che l´immagine femminile. Ragazze che si vendono - un fatto che mette ansia, perché la prima giovinezza è un impasto delicato di furbizia, ingenuità, voglia di spadroneggiare, vulnerabilità. Ma soprattutto uomini che soltanto grazie al denaro e al potere dispongono del loro corpo (o magari solo della loro attenzione) e le gratificano con regali comprati all´ingrosso.
Eppure, mentre molte di noi si preoccupano della dignità femminile, nessun uomo ha sentito il bisogno di difendere quella del genere maschile. Certo, il modello Berlusconi è così grezzo e simbolicamente violento che per un uomo di buona volontà può essere difficile vederlo come una ferita inferta (anche) alla propria immagine. Ma, cari, quel modello vi rappresenta in giro per il mondo. Mi stupisce che la vergogna provata da tanti di voi riguardi l´essere italiani, e non l´essere uomini italiani.
Vi sentite incolpevoli? ma allora dovreste sentirvi incolpevoli anche come italiani. Berlusconi vi sembra un alieno? forse, ma non cambia il fatto che appartenete allo stesso sesso.
Alcuni uomini (penso a singoli, all´associazione Maschile plurale, a vari altri gruppi) hanno capito da decenni che non aver mai commesso stupro non basta a chiamarsi fuori da un mondo maschile in cui la violenza contro le donne si ripete ogni giorno. Uno sforzo, e potreste capire che neppure dallo svilimento delle donne è possibile chiamarsi fuori, che c´è una responsabilità sovraindividuale - beninteso, non come colpa general/generica o dannazione originaria, ma nel senso in cui la intende Amery: come somma delle azioni e omissioni che contribuiscono a fare (o a lasciar sopravvivere) un clima.
Non mi riferisco soltanto al sesso in compravendita, e neanche al rischio di degradazione che pesa sulle relazioni uomo/donna - problema politico per eccellenza, a dispetto di chi invoca: «torniamo alle cose serie». Intendo un clima in cui le parole delle donne spesso non sono richieste, e se sì, si ascoltano con l´orecchio sinistro, in cui i vertici di qualsiasi realtà sono clan maschili. Eccetera. Un clima, anche, in cui pochissimi e pochissime possono invecchiare in pace senza sognare/temere/detestare la bellezza e la giovinezza.
Prima di indignarsi per interposta donna, alcuni di voi potrebbero aiutarsi con la memoria. Nel Sessantotto e con molta più forza nel femminismo, c´era la buona abitudine di chiedere alle persone da che luogo parlassero, e il luogo era la condizione personale, i comportamenti, l´ideologia, l´istituzione di cui si faceva parte e altro ancora. Voi parlate come se viveste in una camera sterile, con un filtro all´entrata per proteggervi dal contagio delle brutture altrui, e uno all´uscita per fare il restyling alle vostre - diverse, perché no, ma brutture comunque. Parlate come se la buona volontà e un po´ di buon gusto vi mettessero per così dire al di sopra delle parti. Il che può spiegare certe dichiarazioni stravaganti, ma fa anche sospettare che in un angolo della vostra mente riposi la vecchia filosofia secondo cui il maschile equivale all´universale. Capire che i soggetti sono due, uomo e donna, e che il primo non può rappresentare il secondo, per noi è stata una delizia.
Su, non fateci ripetere cose tanto ovvie!

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FARE IL PUNTO

9 Febbraio 2011

di Loredana Lipperini (qui)

Il frame “bigotte” contro “puttane” è goloso: fa leva su stereotipi secolari, è semplice, funziona, attecchisce. Quando Gianluca Nicoletti confeziona il suo video lo utilizza immediatamente: da una parte le femministe anni Settanta in girotondo, ergo le ragazze Fast food, ergo ancora la soave sposina del Brodo Star. Il collegamento è: se fate parte di quei girotondi, volete la donna a casa, muta e cuciniera. L’alternativa è il modello televisivo, ugualmente semi-muto (ma è un dettaglio).
Il frame viene ripreso dal settimanale Chi, che intervista le politiche del Pdl. Stessa linea.
Viene ripreso da Annalena Benini su Il foglio, dove molte femministe storiche cadono nella trappola del “di qua o di là”.
Viene ripreso da Eugenia Roccella su Il giornale. Stessa chiave.
Di qui, si libra e si diffonde in centinaia di commenti in rete, su blog e social network. Si trasforma in “chi va in piazza il 13 febbraio è contro le altre donne. Perbene contro permale”.
Non serve che chi ha organizzato quella giornata di mobilitazione (e non c’è un soggetto unico, perchè le iniziative si sono moltiplicate in ogni città) ripeta che così non è.  E non lo è, non lo è mai stato. Non ci sono donne perbene e donne permale: c’è un paese che continua a ignorare quanto, in termini di servizi, opportunità, rappresentazione (che oscilla sempre fra quei due poli del pendolo: perbene e permale, madre o puttana, e annienta tutto il resto), è necessario fare per definirsi civile.
Ma il frame è diventato un altro. Chi manifesta domenica - questo si legge qua e là - ignora i problemi reali delle donne per accusare altre donne.
Questo passa. Questo è, magari, occasione per riprendere antiche questioni sviscerate da parte del pensiero femminista: sviscerate così tanto, che nel frattempo - gli ultimi quindici anni - i pozzi dell’immaginario venivano avvelenati con poco sforzo.
E’ come un’onda che si infrange sulla riva e torna subito indietro, senza lasciare che sabbia bagnata: la spinta che dal basso è partita rischia di spezzarsi perchè una falsa cornice ha sostituito la prima.
E’ impressionante osservare il meccanismo. Doloroso prenderne atto.


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domenica 6 febbraio 2011

L'eco del silenzio su Radio Libriamoci Web: la Carta dei diritti della Lettura e il "Basta!" delle donne



L'eco del silenzio 
su Radio Libriamoci Web

trasmissione del 7 febbraio 2011

dal lunedì tutti i giorni alle:
10,30 - 17,30 - 23,00


Donne di Carta


Finalmente ho un bel progetto di cui parlarvi e assolutamente in linea con le frenetiche letture che sono solita augurarvi.
Per prima cosa ve ne presento l'ideatore, cioè l'associazione Donne di carta e lo faccio tramite la descrizione che trovate nel loro sito www.donnedicarta.org.
“Correva l'anno 2008, un giorno di ottobre  (il mese in cui lungo il Tevere i platani sono d'oro)...
Quattro donne, addette al lavoro editoriale, fondarono l'Associazione Donne di carta: un modello di cooperazione tra editori, librai, autori e lettori.
Una catena di solidarietà per un obiettivo comune: la lettura.
Risposero subito editori indipendenti da diverse regioni. E tanti lettori.
Correva l'anno 2009 del mese di maggio...
Quelle quattro donne conobbero Antonio Rodriguez Menendez che a Madrid aveva inventato il “Proyecto Fahrenheit 451 – las personas libro”.
Antonio andava in giro invitando la gente a rendere vera l'utopia di Bradbury: imparare a memoria i libri e andare in giro a dirli, a voce alta. Noi ci credemmo. Qualcosa di rivoluzionario nella sua semplicità: i libri appartengono ai lettori che li amano. Hanno la loro voce.
Il passo successivo, nel 2010, è stato coniugare il mondo editoriale con quello del volontariato sociale e culturale, perché “la differenza è una rete di solidarietà” e la Cultura vive nel fare delle persone. Il territorio, la città in cui si vive, gli spazi antropologici e la dinamica delle relazioni: cose tutte da leggere. Il mondo.
Così è nato un Giornale partecipativo “IO e...” per raccontare queste esperienze.
Oggi siamo anche un' “Accademia della lettura”: un centro che aggrega e un sistema di assistenza e di promozione itinerante volta a costruire consapevolezza della lettura nelle nostre vite.
Stiamo promuovendo LA CARTA DEI DIRITTI DELLA LETTURA che proporremo alla Comunità europea.”

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Da www.firmiamo.it

La Carta dei diritti della Lettura



Promossa da Sandra Giuliani

Il 3 gennaio 2011

Statuto della petizione
Definizioni della lettura, Diritti della persona che legge e Doveri sociali


Art.1

«Leggere è un Diritto della persona senza distinzione di condizioni sociali, di età, di lingua,
di opinioni politiche, di razza, di religione, di salute e di sesso»


Gli otto articoli sono tutti leggibili alla voce ° petizione della seguente pagina:


La Carta verrà tradotta in inglese, francese, tedesco, spagnolo; inaugurata oralmente in più lingue e dialetti delle comunità internazionali (Bastia Umbra 5-6 febbraio 2011), inoltrata al Presidente della Repubblica per ottenere l'Alto Patronato e quindi inviata all'attenzione della Comunità europea.
(Accademia della Lettura dell'Associazione Donne di carta)


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Vi è chiaro? Se non lo fosse ripeto. Queste persone, nella fattispecie donne, hanno ideato una Carta dei diritti della Lettura che, oltre ad essere già stata consegnata al Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, spero, grazie anche al vostro intervento sottoforma di firma, approderà alla Comunità europea come proposta di legge.
La petizione online con i suoi 8 articoli, su firmiamo.it ha raggiunto e superato le mille firme in meno di un mese e le 3000 adesioni su Facebook. Ma non è ancora nulla, dato che, dopo la presentazione del 5-6 febbraio a Bastia Umbra, ben presto inizierà la raccolta delle firme cartacee. Proprio per l’evento a Bastia in data 4 febbraio 2011 il Presidente della Repubblica ha destinato una medaglia, quale suo premio di rappresentanza, alla presentazione della "Carta dei Diritti della Lettura".
Per quanti si stessero ancora chiedendo "Che bisogno c’è di una Carta dei Diritti della Lettura e che bisogno c’è di “case della lettura” pubbliche e gratuite se già esistono le biblioteche?" Vi informo che la carta è già diventata un instant-book edito dalla casa editrice Il Caso e il Vento con prefazioni di Michela Murgia e Lidia Castellani nonché postfazione di Massimo Squillacciotti e che in questo testo troverete tutti i chiarimenti. (qui)
Il mio invito è quindi quello di informarvi sulla carta e nel caso in cui ne doveste condividere articoli e principi, di apporre anche la vostra firma. Nel blog de l'eco del silenzio troverete comunque tutti i riferimenti e i rimandi.


Contro il #rogodilibri:Marcia in Veneto delle persone libro
"messe al bando"

Prima di passare all’ultima notizia vi segnalo un'altra iniziativa anch'essa molto importante e soprattutto concreta.
Sempre le Donne di Carta organizzano per questo sabato 12 febbraio 2011 una Marcia in Veneto contro il #rogodilibri di cui vi ho parlato in queste settimane.
Qui i fatti in estrema sintesi
Qui la proposta
Il 12 febbraio saranno a Mestre alla Libreria La Feltrinelli e alla Biblioteca civica, a Venezia alla biblioteca Querini Stampalia (Sestiere Castello) e alla Biblioteca universitaria di Ca’ Foscari,
e il 13 mattina a Portogruaro alla Villa Comunale (Sala del caminetto); in questi luoghi diranno a voce alta le pagine messe al rogo e gli Articoli della Carta dei Diritti della Lettura perché nessuno deve permettersi di scegliere cosa vogliamo leggere.
Mai come oggi essere una "persona libro" acquista il senso profondo di una dimostrazione di libertà.
Possono eliminare i libri, ma non la memoria e le voci delle persone.
Per quanti desiderassero aderire alla marcia o semplicemente avere informazioni l'indirizzo a cui scrivere è: segreteria@donnedicarta.org




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Parliamo ancora di donne, ma vorrei sottolineare come il problema sia trasversale e fino a quando non sarà fatto proprio anche dagli uomini rimarrà tale. Sono fiduciosa che le cose stiano cambiando e che la consapevolezza si stia facendo strada. Come cita sempre Loredana Lipperini il problema dell'Italia non è il Cavaliere, ma il cavallo, credo che con la collaborazione di tutti si potrà davvero arrivare a rendere consapevole la base della piramide, che i diritti e il pieno riconoscimento sociale e civile delle donne siano assolutamente indispensabili all'affermarsi di una società giusta e credo migliore. A quel punto il vertice del paese sarà specchio positivo delle fondamenta.
Ciò premesso vi do lettura del testo che invita alla mobilitazione nazionale delle donne.


da dinuovodinuovo.blogspot.com (qui)

Mobilitazione nazionale! Se non ora, quando?

27 gennaio 2011


INVITO ALLE DONNE ITALIANE A PARTECIPARE AD UNA GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE DOMENICA 13 FEBBRAIO 2011

Se non ora, quando?
In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.
Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che - va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia - hanno costruito la nazione democratica.
Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile.
Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici.
Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione.
Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza.
Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni.
Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale.
Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne.
L’APPUNTAMENTO E’ PER IL 13 FEBBRAIO IN OGNI GRANDE CITTA’ ITALIANAQui la petizione.




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Concludo con un articolo di Michela Murgia per La Repubblica

da www.michelamurgia.com (qui)


Noi siamo un'altra storia

31 gennaio 2011

Elaborazione grafica di Federica Martellini ©,
da: http://host.uniroma3.it/riviste/romatrenews/

In questi giorni oltre centocinquantamila donne hanno accettato l’invito a sostituire l’avatar personale di facebook con il volto e la storia di una donna da cui si sentivano rappresentate. Sugli schermi di tutti sono apparsi nel giro di pochi giorni migliaia di volti e di storie di donne che la maggior parte degli utenti non aveva probabilmente mai sentito nominare. Da Eleonora d’Arborea, la legislatrice sarda che nel 1300 aveva già creato leggi che punivano lo stupro e vietavano il matrimonio riparatore senza il consenso della donna,  a Laura Bassi Verani,  che nel 1732 divenne la prima ad avere una cattedra universitaria in Europa, fino a Alison Lapper, artista focomelica che a metà del secolo scorso rifiutò le protesi che dovevano renderla più accettabile agli altri, arrivando fino a usare sé stessa come modella per combattere contro l’imposizione di un unico canone di bellezza femminile. Sono centinaia i volti di scrittrici e poetesse, scienziate e guerriere, artiste e matematiche; ma in mezzo a queste donne straordinarie ci sono anche nomi comuni di nonne, madri e amiche delle donne che stanno partecipando, nessuna famosa ma tutte importantissime voci di questo gigantesco controcanto corale. I soliti snob avranno detto che è la democrazia del click, che non cambia di una virgola le storture del mondo in cui viviamo, ma io non sono d’accordo. Preferisco riconoscerci la creatività delle donne messa all’opera in un colossale esercizio di contronarrazione collettiva, con un contagio virale e vicendevole fatto di storie che la tv non racconta, a cui i giornali non danno mai spazio, che non entrano nei dibattiti dei talk show e che anche sulla rete bisogna andare a cercarsi. Le donne raccontano sé stesse nella vita e su internet, l’unico medium dove ancora sia possibile farlo senza che una telecamera ti inquadri una parte del corpo mentre stai dicendo quello che pensi.

Queste donne sono tutt’uno con quelle che scenderanno in piazza il prossimo 13 di febbraio. La loro narrazione è la medesima e ribadisce con chiarezza un concetto che vorrei vedere riflesso su tutti gli striscioni, sui cartelli e sui volti di quanti, uomini e donne, a quella manifestazione parteciperanno convinti:  “Noi siamo un’altra storia”.
Per questo, a chi dice che quello che si vede sui giornali da settimane a questa parte offende le donne, vorrei dire di no, che si sbaglia, che non è vero. Nessuna donna normale si riconosce nel grottesco fondale di cartapesta contro il quale si muove il caravanserraglio di veline che circonda Silvio Berlusconi. E’ vero invece che quello che si è visto - cioè l’immagine di un preciso tipo di donna, avvenente secondo i canoni televisivi, venduta, offerta, comprata, mantenuta e zittita a suon di milioni - è prima di tutto una grottesca proiezione dell’uomo che la sogna. Vi si intravede un maschio che abita un universo femminile deforme, fatto di seni e labbra ipertrofiche e di travestimenti da gag in un immaginario colonizzato da You Porn. Se è vero che il signore di Arcore è metafora dell’Italia che ha governato per quasi vent’anni, allora quella che stiamo vedendo è la parabola a precipizio di un paese invecchiato male, senza più fantasia e ansioso di rassicurazione. Un paese che si specchia in un uomo che ha bisogno di vedere gli altri ridere per credere di essere divertente, e che sa che la sola lealtà che può aspettarsi sta dentro la misura di un bonifico.
Uno così non può offendere le donne che siamo e che vogliamo essere.
Al massimo può volgere al femminile la triste caricatura di sé stesso.
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