mercoledì 20 aprile 2011
Stuprata e uccisa dai militari Ayat al-Ghermezi poetessa del Bahrain
22:08 | Pubblicato da
Lucia |
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da Peacereporte.net (qui)
del 20 aprile 2011
Si tratta di Ayat al-Ghermezi, 20 anni, che ha recitato le sue poesie contro il regime durante le proteste in piazza della Perla nella capitale
Una poetessa del Bahrain nota per aver composto poemi contro il governo di Manama è stata uccisa dopo essere stata arrestata e violentata dalle forze governative. Si tratta di Ayat al-Ghermezi, 20 anni, che ha recitato le sue poesie contro il regime e il primo ministro del Bahrain Khalifah Ibn Salman al-Khalifah durante le proteste in piazza della Perla nella capitale, come riferisce il sito di notizie Farda. Già subito dopo la lettura, Ayat al-Ghermezi ha iniziato a ricevere insulti, lettere ed e-mail intimidatorie. Secondo quanto spiega la sua famiglia, una volta recatasi dalla polizia a riferire delle minacce ricevute, è stata insultata anche dai funzionari. Alla fine di marzo le forze di sicurezza hanno realizzato due bitz in casa sua, minacciando la sua famiglia affinché fornisse informazioni su Ayat, minacciando che, in caso di silenzio, avrebbero "distrutto la casa con le proprie mani, come ordinato da funzionari di alto grado". Così la famiglia ha confessato dove fosse e di lei non si sono avute più notizie. Quando sono iniziate le sue ricerche, la polizia ha detto alla famiglia di non sapere dove si trovasse e ha tentato di far firmare ai parenti una lettera che confermava la sua scomparsa.
A metà aprile una telefonata anonima alla famiglia ha informato che Ayat era in coma in un ospedale militare. Al nosocomio i dottori hanno confermato che Ayat era entrata in coma dopo essere stata stuprata più volte. A nulla sono serviti gli sforzi dei medici per salvarle la vita e la poetessa è morta all'ospedale militare.
È da metà febbraio che migliaia di manifestanti anti-governo in Bahrain sono scesi per le strade chiedendo la fine della dinastia sunnita degli Al-Khalifa, che da oltre quarant'anni è al governo del Paese. Dal 13 marzo l'Arabia Saudita ha inciato propri militari nell'isola del Goflo Persico risponendo alle richieste di Manama per sopprimere la rivolta popolare. Stando alle fonti locali, decine di persone sono state uccise e in centinaia sono state arrestate durante la repressione da parte del governo delle manifestazioni pacifiche.
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da Peacereporte.net (qui)
del 20 aprile 2011
Bahrein, poetessa anti-regime
stuprata e uccisa dai militari
stuprata e uccisa dai militari
Si tratta di Ayat al-Ghermezi, 20 anni, che ha recitato le sue poesie contro il regime durante le proteste in piazza della Perla nella capitale
Una poetessa del Bahrain nota per aver composto poemi contro il governo di Manama è stata uccisa dopo essere stata arrestata e violentata dalle forze governative. Si tratta di Ayat al-Ghermezi, 20 anni, che ha recitato le sue poesie contro il regime e il primo ministro del Bahrain Khalifah Ibn Salman al-Khalifah durante le proteste in piazza della Perla nella capitale, come riferisce il sito di notizie Farda. Già subito dopo la lettura, Ayat al-Ghermezi ha iniziato a ricevere insulti, lettere ed e-mail intimidatorie. Secondo quanto spiega la sua famiglia, una volta recatasi dalla polizia a riferire delle minacce ricevute, è stata insultata anche dai funzionari. Alla fine di marzo le forze di sicurezza hanno realizzato due bitz in casa sua, minacciando la sua famiglia affinché fornisse informazioni su Ayat, minacciando che, in caso di silenzio, avrebbero "distrutto la casa con le proprie mani, come ordinato da funzionari di alto grado". Così la famiglia ha confessato dove fosse e di lei non si sono avute più notizie. Quando sono iniziate le sue ricerche, la polizia ha detto alla famiglia di non sapere dove si trovasse e ha tentato di far firmare ai parenti una lettera che confermava la sua scomparsa.
A metà aprile una telefonata anonima alla famiglia ha informato che Ayat era in coma in un ospedale militare. Al nosocomio i dottori hanno confermato che Ayat era entrata in coma dopo essere stata stuprata più volte. A nulla sono serviti gli sforzi dei medici per salvarle la vita e la poetessa è morta all'ospedale militare.
È da metà febbraio che migliaia di manifestanti anti-governo in Bahrain sono scesi per le strade chiedendo la fine della dinastia sunnita degli Al-Khalifa, che da oltre quarant'anni è al governo del Paese. Dal 13 marzo l'Arabia Saudita ha inciato propri militari nell'isola del Goflo Persico risponendo alle richieste di Manama per sopprimere la rivolta popolare. Stando alle fonti locali, decine di persone sono state uccise e in centinaia sono state arrestate durante la repressione da parte del governo delle manifestazioni pacifiche.
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sabato 12 marzo 2011
Un altro 8 Marzo: Non sarà possibile libertà senza uguaglianza!
00:21 | Pubblicato da
Lucia |
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Un altro 8 Marzo
L'8 Marzo quest'anno è stato tante voci, tanti luoghi e un numero indefinito di modi con cui le donne hanno deciso di esserci non solo per le altre donne, ma per un'altra idea di società.
I vari movimenti hanno portato non solo nelle piazze, ma ciascuno negli spazi che riteneva gli fossero più idonei, la sua diversità e pensiero.
Questa molteplicità di espressioni, linguaggi e storia pregressa, non l'ho vista come una divisione, ma al contrario come una ricchezza e possibilità di confronto su molteplici livelli e tematiche, tutte comunque bisognose di essere affrontate.
Voglio soffermarmi su un particolare messaggio di libertà che ho visto dispiegarsi proprio sotto i miei occhi l'8 Marzo a Roma: prima in metro (in concomitanza con i momenti delle Persone-libro di Donne di Carta), poi nella piazza di Se non ora quando ed infine davanti all'ambasciata iraniana dove però non sono potuta andare.
Nella mia Giornata internazionale della donna le parole delle donne iraniane che chiedono libertà, hanno lasciato un ricordo che sovrasta in qualche modo le altre voci.
Sono scesa in piazza per l'Italia, per il suo riscatto e per la situazione delle donne nel nostro paese, ma se non mi fosse capitato fra le mani il volantino che ora vi riproporrò o non avessi visto il cartello con le richieste basilari di queste donne, probabilmente ai significati e alla ricchezza di questo 8 Marzo sarebbe mancato molto.
Appello delle attiviste del movimento delle donne iraniane in occasione dell’8 marzo:
L'8 marzo è la giornata mondiale delle donne. Una giornata dedicata a noi. Una giornata, in nome della libertà e dell'uguaglianza, che corrisponde al 17/12/1389 (data del calendario iraniano), un martedì di protesta.
Un altro 8 marzo per noi donne iraniane che, ogni anno, per parlare dei nostri diritti andiamo incontro ad una violenta e ingiusta repressione da parte delle forze dell'ordine governative.
Per le donne iraniane, a differenza delle donne di molti paesi, l'8 marzo non è un giorno di festa in cui ci si scambiano fiori. È la giornata della minaccia e dell'incertezza. È la giornata della protesta!
Da anni, in questa data, nelle nostre case, nei parchi, nelle sale chiuse e per le strade sussurriamo e a volte urliamo “no alla discriminazione!”, pagando un prezzo alto.
Di tutto ciò non sono rimasti solo ricordi e leggi non modificate. Abbiamo scritto una pagina di storia nella quale silenzio e sottomissione non vengono considerati valore. Una storia che ha insegnato alle giovani generazioni a resistere di fronte alla violenza. Una storia che ha insegnato a donne e uomini a dire “no all'imposizione!”. Una storia di cui ciascuna pagina rappresenta il tenace impegno per una vita migliore.
Noi, un gruppo di attiviste del movimento delle donne iraniane, manifestiamo la nostra solidarietà con donne e uomini che gridano in nome della libertà e della democrazia per le strade delle città iraniane, e a conferma dell'appello di Shirin Ebadi ribadiamo che: “negli avvenimenti politici, non dimentichiamo le nostre richieste fondate sull'uguaglianza giuridica; in questo giorno, insieme ai nostri fratelli, scendiamo per le strade e appoggiamo le richieste di tutti, perché raggiungere l'uguaglianza dei diritti è possibile solo in uno stato democratico”.
Noi, scendiamo per le strade insieme alle nostre sorelle la cui voce di protesta, in Iran, anche nella giornata mondiale delle donne, viene repressa; lo facciamo per le donne che nelle prigioni pagano il caro prezzo della libertà; per le madri che hanno perso i figli a seguito delle esecuzioni del governo iraniano; per le ragazze e le madri che hanno perso la vita per aver detto “non alla sottomissione”; per le ragazze che nessuna legge protegge di fronte al fanatismo maschile e ai crimini d'onore.
Noi scendiamo per le strade per essere la voce soffocata delle donne vittime della violenza, e insieme alle nostre sorelle in Tunisia, Egitto, Libano, Bahrein, Yemen, Libia, ecc, chiediamo uguaglianza di genere, libertà, e l'eliminazione di ogni forma di discriminazione legale e culturale.
In questo momento molti nostri fratelli e sorelle sono in carcere, perciò chiediamo anche la liberazione dei prigionieri di opinione.
Nessun sistema legale assicura giustizia e democrazia se all'interno delle singole leggi non c'è uguaglianza dei diritti tra uomo e donna. Perciò, cambiare le leggi significa iniziare il percorso verso la democrazia e l'uguaglianza di genere e garantire, nel nostro paese, uguali diritti per tutti. Senza dubbio, fino a quel giorno, ogni 8 marzo, per noi, sarà una giornata di protesta.
Grazie a Parisa e Zara per i documenti, le parole e la presenza nonostante i tempi strettissimi fra le tre manifestazioni, c'erano e non solo per le donne iraniane, ma per tutte e tutti.
Questa molteplicità di espressioni, linguaggi e storia pregressa, non l'ho vista come una divisione, ma al contrario come una ricchezza e possibilità di confronto su molteplici livelli e tematiche, tutte comunque bisognose di essere affrontate.
Voglio soffermarmi su un particolare messaggio di libertà che ho visto dispiegarsi proprio sotto i miei occhi l'8 Marzo a Roma: prima in metro (in concomitanza con i momenti delle Persone-libro di Donne di Carta), poi nella piazza di Se non ora quando ed infine davanti all'ambasciata iraniana dove però non sono potuta andare.
Nella mia Giornata internazionale della donna le parole delle donne iraniane che chiedono libertà, hanno lasciato un ricordo che sovrasta in qualche modo le altre voci.
Sono scesa in piazza per l'Italia, per il suo riscatto e per la situazione delle donne nel nostro paese, ma se non mi fosse capitato fra le mani il volantino che ora vi riproporrò o non avessi visto il cartello con le richieste basilari di queste donne, probabilmente ai significati e alla ricchezza di questo 8 Marzo sarebbe mancato molto.
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L’8 marzo, giornata mondiale della donna, in concomitanza con la relazione periodica sulle violazioni dei diritti umani in Iran che Ban Ki-Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, rivolge al “Consiglio dei Diritti dell’Uomo”, a Roma, un gruppo di attivisti per la difesa dei diritti umani e per l’uguaglianza di genere ha indetto un sit-in di protesta, contro la violazione dei diritti delle donne e la repressione dei movimenti di liberazione del popolo iraniano, davanti all’Ambasciata della Republica Islamica dell’Iran, dalle ore 17.00 alle ore 19.00. Invitiamo le donne e gli uomini che lottano per l’uguaglianza e la libertà a partecipare a questa iniziativa.
با فرارسیدن 8 مارس ,روز زن و همزمانی آن با ارائه گزارش مقطعی بان کی مون در باره موارد نقض حقوق بشر در ایران در شورای حقوق بشر سازمان ملل و دومین سه شنبه از سه شنبه های اعتراضی در ایران که به مناسبت این روز پیش بینی شده,گروهی از فعالین حقوق بشر و حقوق زنان در رم گردهمائی اعتراضی نسبت به نقض حقوق زنان و سرکوب جنبش آزادی خواهی ملت ایران در مقابل سفارت جمهوری اسلامی ایران در رم از ساعت 17:00 الی 19:00 تدارک دیده اندلذا از کلیه زنان و مردان بابری طلب و آزادیخواه جهت شرکت در این گردهمائی دعوت بعمل میآید
Appello delle attiviste del movimento delle donne iraniane in occasione dell’8 marzo:
Non sarà possibile libertà senza uguaglianza!
L'8 marzo è la giornata mondiale delle donne. Una giornata dedicata a noi. Una giornata, in nome della libertà e dell'uguaglianza, che corrisponde al 17/12/1389 (data del calendario iraniano), un martedì di protesta.
Un altro 8 marzo per noi donne iraniane che, ogni anno, per parlare dei nostri diritti andiamo incontro ad una violenta e ingiusta repressione da parte delle forze dell'ordine governative.
Per le donne iraniane, a differenza delle donne di molti paesi, l'8 marzo non è un giorno di festa in cui ci si scambiano fiori. È la giornata della minaccia e dell'incertezza. È la giornata della protesta!
Da anni, in questa data, nelle nostre case, nei parchi, nelle sale chiuse e per le strade sussurriamo e a volte urliamo “no alla discriminazione!”, pagando un prezzo alto.
Di tutto ciò non sono rimasti solo ricordi e leggi non modificate. Abbiamo scritto una pagina di storia nella quale silenzio e sottomissione non vengono considerati valore. Una storia che ha insegnato alle giovani generazioni a resistere di fronte alla violenza. Una storia che ha insegnato a donne e uomini a dire “no all'imposizione!”. Una storia di cui ciascuna pagina rappresenta il tenace impegno per una vita migliore.
Noi, un gruppo di attiviste del movimento delle donne iraniane, manifestiamo la nostra solidarietà con donne e uomini che gridano in nome della libertà e della democrazia per le strade delle città iraniane, e a conferma dell'appello di Shirin Ebadi ribadiamo che: “negli avvenimenti politici, non dimentichiamo le nostre richieste fondate sull'uguaglianza giuridica; in questo giorno, insieme ai nostri fratelli, scendiamo per le strade e appoggiamo le richieste di tutti, perché raggiungere l'uguaglianza dei diritti è possibile solo in uno stato democratico”.
Noi, scendiamo per le strade insieme alle nostre sorelle la cui voce di protesta, in Iran, anche nella giornata mondiale delle donne, viene repressa; lo facciamo per le donne che nelle prigioni pagano il caro prezzo della libertà; per le madri che hanno perso i figli a seguito delle esecuzioni del governo iraniano; per le ragazze e le madri che hanno perso la vita per aver detto “non alla sottomissione”; per le ragazze che nessuna legge protegge di fronte al fanatismo maschile e ai crimini d'onore.
Noi scendiamo per le strade per essere la voce soffocata delle donne vittime della violenza, e insieme alle nostre sorelle in Tunisia, Egitto, Libano, Bahrein, Yemen, Libia, ecc, chiediamo uguaglianza di genere, libertà, e l'eliminazione di ogni forma di discriminazione legale e culturale.
In questo momento molti nostri fratelli e sorelle sono in carcere, perciò chiediamo anche la liberazione dei prigionieri di opinione.
Nessun sistema legale assicura giustizia e democrazia se all'interno delle singole leggi non c'è uguaglianza dei diritti tra uomo e donna. Perciò, cambiare le leggi significa iniziare il percorso verso la democrazia e l'uguaglianza di genere e garantire, nel nostro paese, uguali diritti per tutti. Senza dubbio, fino a quel giorno, ogni 8 marzo, per noi, sarà una giornata di protesta.
Grazie a Parisa e Zara per i documenti, le parole e la presenza nonostante i tempi strettissimi fra le tre manifestazioni, c'erano e non solo per le donne iraniane, ma per tutte e tutti.
Un ulteriore ringraziamento a Stefania Molajoni che ha scattato le foto di quella giornata speciale.
L.C.
mercoledì 2 marzo 2011
8 Marzo in versi
18:05 | Pubblicato da
Lucia |
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Verso l'8 Marzo in versi
Le donne continuano ad esserci e a trovare infiniti modi per far sentire le loro voci.
L'8 marzo è un giorno importante e lo è stata anche storicamente, proprio in questa data scelta poi per essere la Giornata internazionale della donna, sono accadute grandi cose: scoperte, battaglie, inizi di rivoluzioni, annunci bellici tremendi (qui).
E' una data densa in cui spero potranno coagularsi nuove energie per scrivere un pezzo di storia.
Le donne sono stanche di vedersi strappare i loro diritti più elementari, stanche di non avere voce sul proprio futuro se non a costo di battaglie durissime, stanche di essere rappresentate come un corpo con canoni estetici imposti da altri, stanche di morire solo perché sono donne, stanche di mandare avanti con il loro lavoro non retribuito il welfare di un paese, stanche di contare, guadagnare, sperare molto meno di un coetaneo maschio.
Le donne sono stanche, ma non arrese, anzi il 13 febbraio ha dato un po' a tutte, giovani e vecchie, informate e no, vecchia guardia o neofite la percezione di quante siamo e di come la nostra unione possa veramente diventare la leva per scalzare questo status quo che ci va così tanto stretto.
Tornando alle varie attività che stanno venendo proposte per l'8 Marzo ve ne segnalo due, che si sono anche "gemellate" a cui aderirò io per prima.
Dal blog Attacchi di poesia di Giorgia Vezzoli la stessa di Vita da streghe:
8 MARZO: OPERAZIONE POETRY ATTACK!
L'IDEA
Per l’8 marzo vogliamo reclamare e declamare i nostri diversi modi di essere donna in modo creativo. Come? Attraverso la poesia che, proprio come noi, trova poco spazio sui media e nella società!
Facciamo la rivoluzione culturale, riportiamo la poesia in mezzo alla gente, per ricordare a noi e a chi ci sta intorno l’importanza delle parole e la bellezza di una rappresentazione molteplice delle donne contro il modello unico imperante.
PER STRADA
L’8 marzo scendi in strada con una poesia o dei versi sulle donne appesi al collo (basta fare un semplice cartello con del cartoncino).
Puoi andare al lavoro, salire sull’autobus, passeggiare con amiche ed amici con il tuo cartello poetico. Puoi anche fermarti in uno spazio pubblico e leggere la poesia!
Scegli tu i versi che preferisci: puoi pescarli all’interno della sezione DONNE di POETRY ATTACK oppure scrivere/riportare quelli che vuoi.
SU FACEBOOK
Pubblica la foto del tuo "cartello poetico" sulle donne come immagine del tuo profilo Facebook per tutta la settimana dal 6 al 13 marzo.
In questo modo, se non potrai fare il tuo “attacco di poesia” per strada, la foto dei versi che hai scelto sarà comunque un poetry attack a spasso per la Rete!
CONDIVIDI
Se vuoi, manda una foto o un video della tua perfomance o del tuo cartello ed invialo a donnepensanti@gmail.com (se è un video, mandaci il link pubblico). Oppure condividilo nella bacheca dell'evento Facebook.
Foto e link dei video ricevuti via email saranno pubblicati, dopo l'evento, sul sito DONNE PENSANTI e sul blog POETRY ATTACK.
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Ci sono tanti modi di portare avanti una rivoluzione, la poesia è uno di questi. I versi lavorano per il risveglio della cultura e delle coscienze, a differenza di uno slogan che nasce per essere ricordato al di là dei contenuti che porta, un testo poetico respira e fa respirare le menti che lo incontrano, così le parole contengono mondi e gli spazi bianchi sono le pause di un cammino importante.
Infine ecco a voi l'altro "evento" perfettamente sovrapponibile e intrecciabile con il precedente, non a caso sono stati in qualche modo gemellati.
E' stato ideato dalle Donne di carta credo ben prima della nascita dei vari movimenti o che i neonati comitati iniziassero ad organizzarsi. E' nel loro DNA portare i libri e la cultura in tutti quei posti che apparentemente non sarebbero loro deputati e questa è a mio avviso solo un'altra tappa di un percorso che guarda lontano e da sempre.
8 marzo: 'Passi' di donna
Le persone libro di Donne di carta vi aspettano alle stazioni metropolitane di Castro Pretorio e San Giovanni dalle ore 13.30 alle 14.00 e poi a Repubblica fino alle 15.00. Noi a memoria voi... con un libro in mano...
di Sandra Giuliani
Un 8 marzo speciale. Senza mimose. Un 8 marzo camminando (passi) e dicendo passi.
Un 8 marzo ferme ad aspettare nei luoghi dove la gente passa. Per contarci, sì, per dire: "noi contiamo".
Le persone libro dell'Associazione donne di carta dicono a memoria, a voce alta. Senza recitare. Dicono e guardano chi ascolta.
Parole conservate nella memoria e dette a memoria: parole letterarie "finte" accanto a parole di vita "vere" che testimoniano la libertà di scelta e l'autodeterminazione femminile, la specificità di uno sguardo di donna, civile e appassionato, empatico e critico sul Mondo.
Perché la Letteratura "rappresenta", racconta la vita di tutti.
Saranno anche le parole della Carta dei Diritti della Lettura – frutto di una scrittura collettiva – perché la lettura non è un privilegio o un tempo minore, "perso e improduttivo" ma un diritto della persona senza alcuna discriminazione e un tempo utile per crescere. E una Persona ha bisogno di pane e di leggere per vivere.
Carta che ha ricevuto, nella sua presentazione, il 4 febbraio a Bastia Umbra, una medaglia dal Presidente Napolitano come premio di rappresentanza e che sarà presentata, presto, al Parlamento europeo.
E, infine, le parole forti di uguaglianza e di dignità scritte nella Costituzione italiana.
In collaborazione con la Commissione delle Elette del Comune di Roma e con la Met.Ro., le persone libro dell'Associazione Donne di carta saranno queste parole.
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DOPO IL 13 FEBBRAIO... MAI PIU' ZITTE!
Qui una panoramica in costante aggiornamento di ciò che si sta organizzando nelle varie città.
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martedì 1 marzo 2011
L'eco del silenzio su Radio Libriamoci Web:la Giornata mondiale delle Malattie Rare
13:08 | Pubblicato da
Lucia |
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L'eco del silenzio
su Radio Libriamoci Web
trasmissione del 28 febbraio 2011
28 Febbraio:
Giornata mondiale delle malattie rare
Giornata mondiale delle malattie rare
dal sito dell'Istituto Superiore di Sanità:
Centro Nazionale Malattie Rare (qui)
Centro Nazionale Malattie Rare (qui)
Cosa sono le malattie rare?
Una malattia è considerata "rara" quando colpisce non più di 5 persone ogni 10.000 abitanti. La bassa prevalenza nella popolazione non significa però che le persone con malattia rara siano poche. Si parla infatti di un fenomeno che colpisce milioni di persone in Italia e addirittura decine di milioni in tutta Europa. Del resto, il numero di Malattie Rare conosciute e diagnosticate oscilla tra le 7000 e le 8000.
Parlare di malattie rare nella loro totalità e non come singole patologie, serve a mettere in luce e riconoscere una serie di comuni problematiche assistenziali e a progettare interventi di sanità pubblica mirati e non frammentati che coinvolgano gruppi di popolazione accumunati da bisogni simili, pur salvaguardandone peculiarità e differenze.
Maggiori informazioni qui.
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Sesso e disabilità
di Giuseppe Franchina
Ho sempre sostenuto che le barriere che mi preoccupano davvero, non sono quelle architettoniche, ma quelle mentali, profondamente radicate nella società.
Si riesce sempre a trovare qualcuno che ti aiuti a superare una rampa di scale o ad arrivare dove tu non puoi, ma si deve compiere un duro e costante lavoro per estirpare il seme dell'intolleranza che spesso è concimato dall'ignoranza.
Per questo, cari ascoltatori, desidero mettere l'accento su un malcostume molto diffuso nel nostro "Bel Paese" ipocritamente cattolico: la presunta asessualità dei disabili.
Da disabile ho potuto spesso imbattermi in sguardi di stupore, imbarazzo e curiosità, nella migliore delle ipotesi, quando la gente comune si avvicinava a me. Ma nulla è stato più fastidioso ed irritante dello sguardo che ho ricevuto quando, una volta entrati in confidenza, ho dichiarato di avere una mia vita sessuale.
La curiosità dapprima provata, adesso si tramutava in disappunto, disgusto quasi: Impossibile che un disabile con una fisicità discutibile come la mia, uno storpio, possa avere una vita sessuale!
Dopo il primo momento di fastidio, sono sempre riuscito a soprassedere ed a non curarmi di questa becera immagine che ha, di noi disabili, la società.
Ho cominciato a riflettere chiedendomi quanto sia esteso questo "cancro" che devasta i nostri rapporti interpersonali.
Il problema non è così trascurabile come si possa credere. Conosciamo tutti l'importanza che ricopre il sesso nella nostra società. Un esempio palese è il fatto che sia strumentalizzato a qualsiasi livello per i più disparati scopi: pubblicità, politica, spettacolo, lavoro e persino istruzione.
Un disabile, che per credenza popolare è asessuato, viene automaticamente estromesso da una normale relazione con l'altro sesso senza alcuna possibilità d'appello e questo condiziona pesantemente la sua integrazione e dunque la sua vita.
Bisogna, però, fare una distinzione tra mielolesi, ovvero coloro che hanno avuto un incidente o qualunque altro accadimento che abbia provocato una lesione midollare, e patologie neuromuscolari che comprendono moltissime malattie rare delle quali oggi ricorre la giornata mondiale.
Coloro che hanno una lesione midollare, infatti, perdono la sensibilità e la funzionalità della parte inferiore del corpo, perdendo anche le normali attività fisiologiche.
I soggetti con patologie neuromuscolari, invece, mantengono sensibilità e funzionalità di tutti gli organi che non sono dotati di muscoli, come appunto quello genitale.
Una persona con problematiche neuromuscolari, insomma, può fare sesso; può dare e ricevere piacere fisico.
Pensate a come vivreste non essendo considerati uomini, o donne, perché manca una parte di voi. Pensate a come vi vedrebbero gli altri considerandovi dei "mezzi uomini" o delle "mezze donne".
Tutto questo porta tanti ragazzi e ragazze a vivere una verginità forzata, ma soprattutto preclude loro una vita "normale", fatta d'incontri, rapporti di coppia, matrimoni, paternità e maternità. Tutto in nome di un'errata conoscenza!
Concludo invitandovi a considerare tutto ciò come l'ennesimo tassello di un concetto che promuove il disabile come persona a 360°: Una persona con delle difficoltà oggettive, ma capace di superarle se messo in condizione di non partire svantaggiato.
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I bambini
di Anita Pallara (blog)
I bambini sono il futuro. I bambini sono la bocca della verità. I bambini sono la cosa più bella del mondo. I bambini sono i più indifesi del mondo. Quando muore un bambino muore un pezzo di futuro. Quando una malattia colpisce un bambino, è lecito chiedersi se esiste qualche tipo di giustizia divina o simile.
Gli adulti solitamente hanno una concezione del bambino abbastanza vasta,appena si diventa adulti iniziamo tutti ad avere delle “teorie e delle opinioni” su i bambini.
Quando qualcuno aspetta un figlio la prima cosa che dice è “Va bene tutto l’importante è che sia sano” ma a volte capita che “la cosa più importante” manchi, le malattie esistono e colpiscono i bambini. Io adesso sono un’adulta con una malattia e quindi ovviamente sono stata una bambina con una malattia. Ai miei genitori è venuta a mancare “la cosa più importante” e di conseguenza gli obiettivi, le teorie su come si cresce un figlio e la quotidianità sono stati stravolti.
La quotidianità per me è un punto fondamentale, è la base su cui si potrebbe fondare una vera e profonda conoscenza della diversità.
Un bambino prende coscienza del mondo che lo circonda e di sé pian piano, compie dei veri e propri step, è come un piccolo esploratore. Il mondo che circonda un bimbo malato è un mondo complesso, un mondo che molto spesso non riesce ad avere occhi per il bimbo ma riesce a vedere solo la malattia, non riesce a vedere che la realtà di quel bimbo è la stessa di un bimbo normale, gioca, ride, scherza, fa i capricci, mangia schifezze e fa arrabbiare i genitori con le marachelle. Il mondo che lo circonda però spesso toglie al bambino tutte queste cose che fanno parte dell’infanzia, il mondo ruba l’infanzia del bambino non la malattia.
La malattia specialmente quando c’è dalla nascita viene assorbita dal bambino e non è il bambino a venire assorbito dalla malattia, questa è una differenza sostanziale, poiché nell’immaginario collettivo il bambino disabile è triste e sofferente. Posso parlare della mia esperienza io sono affetta da SMA,non ho mai camminato, dall’età di 3 anni sono in carrozzina, ho visto tantissimi medici, sono stata ricoverata in ospedale centinaia di volte, a Natale, a pasqua, tante ricorrenze passate in ospedale.
I bambini hanno coscienza di cosa accade intorno a loro, hanno coscienza delle differenze con gli altri bimbi, ma proprio la grande coscienza permette di vivere serenamente, per me non camminare è, ed era normale. Sono io, punto e basta. Mi rendo conto che è un concetto difficile da capire e che può sembrare forzato e invece è la semplicissima realtà. I bambini non avendo teorie o idealizzazioni di cos’è e di come dev’essere un bambino, vivono con semplicità e serenità, affrontando e vivendo la loro realtà.
Nella vita famigliare si creano dei paradossi agli occhi esterni, normalmente un genitore non vuole che il bambino si allontani (fisicamente) e invece in una famiglia con un bimbo disabile le cose sono diverse un genitore quasi esulta quando il proprio figlio si allontana, è un segno che il proprio bambino ha la possibilità di vivere il suo spazio. Questo accade anche quando lo spostamento è minimo, si tratta di imparare a vedere e vivere le sfumature. Questo esempio all’apparenza banale è l’emblema di come cambiano gli obiettivi e i traguardi nelle famiglie, per gli adulti si tratta di fare un cambiamento e come ben sappiamo cambiare è sempre difficoltoso e a volte addirittura doloroso, per i bambini si tratta invece semplicemente di crearsi obiettivi e traguardi, differenti ma sempre reali.
Il mondo che circonda il bambino ha il dovere di imparare a vedere questi traguardi, ha il dovere di imparare a rapportarsi al bambino e non alla malattia, ha il dovere di mettere il bambino nelle condizioni di poter sviluppare al massimo le proprie potenzialità.
Gli adulti solitamente hanno una concezione del bambino abbastanza vasta,appena si diventa adulti iniziamo tutti ad avere delle “teorie e delle opinioni” su i bambini.
Quando qualcuno aspetta un figlio la prima cosa che dice è “Va bene tutto l’importante è che sia sano” ma a volte capita che “la cosa più importante” manchi, le malattie esistono e colpiscono i bambini. Io adesso sono un’adulta con una malattia e quindi ovviamente sono stata una bambina con una malattia. Ai miei genitori è venuta a mancare “la cosa più importante” e di conseguenza gli obiettivi, le teorie su come si cresce un figlio e la quotidianità sono stati stravolti.
La quotidianità per me è un punto fondamentale, è la base su cui si potrebbe fondare una vera e profonda conoscenza della diversità.
Un bambino prende coscienza del mondo che lo circonda e di sé pian piano, compie dei veri e propri step, è come un piccolo esploratore. Il mondo che circonda un bimbo malato è un mondo complesso, un mondo che molto spesso non riesce ad avere occhi per il bimbo ma riesce a vedere solo la malattia, non riesce a vedere che la realtà di quel bimbo è la stessa di un bimbo normale, gioca, ride, scherza, fa i capricci, mangia schifezze e fa arrabbiare i genitori con le marachelle. Il mondo che lo circonda però spesso toglie al bambino tutte queste cose che fanno parte dell’infanzia, il mondo ruba l’infanzia del bambino non la malattia.
La malattia specialmente quando c’è dalla nascita viene assorbita dal bambino e non è il bambino a venire assorbito dalla malattia, questa è una differenza sostanziale, poiché nell’immaginario collettivo il bambino disabile è triste e sofferente. Posso parlare della mia esperienza io sono affetta da SMA,non ho mai camminato, dall’età di 3 anni sono in carrozzina, ho visto tantissimi medici, sono stata ricoverata in ospedale centinaia di volte, a Natale, a pasqua, tante ricorrenze passate in ospedale.
I bambini hanno coscienza di cosa accade intorno a loro, hanno coscienza delle differenze con gli altri bimbi, ma proprio la grande coscienza permette di vivere serenamente, per me non camminare è, ed era normale. Sono io, punto e basta. Mi rendo conto che è un concetto difficile da capire e che può sembrare forzato e invece è la semplicissima realtà. I bambini non avendo teorie o idealizzazioni di cos’è e di come dev’essere un bambino, vivono con semplicità e serenità, affrontando e vivendo la loro realtà.
Nella vita famigliare si creano dei paradossi agli occhi esterni, normalmente un genitore non vuole che il bambino si allontani (fisicamente) e invece in una famiglia con un bimbo disabile le cose sono diverse un genitore quasi esulta quando il proprio figlio si allontana, è un segno che il proprio bambino ha la possibilità di vivere il suo spazio. Questo accade anche quando lo spostamento è minimo, si tratta di imparare a vedere e vivere le sfumature. Questo esempio all’apparenza banale è l’emblema di come cambiano gli obiettivi e i traguardi nelle famiglie, per gli adulti si tratta di fare un cambiamento e come ben sappiamo cambiare è sempre difficoltoso e a volte addirittura doloroso, per i bambini si tratta invece semplicemente di crearsi obiettivi e traguardi, differenti ma sempre reali.
Il mondo che circonda il bambino ha il dovere di imparare a vedere questi traguardi, ha il dovere di imparare a rapportarsi al bambino e non alla malattia, ha il dovere di mettere il bambino nelle condizioni di poter sviluppare al massimo le proprie potenzialità.
La parola rara vuol dire poco conosciuta o poco frequente, cosa io vorrei nella giornata delle malattie rare?
Vorrei che la mia malattia fosse rara, ossia poco frequente, ma vorrei che la mia esistenza non fosse rara, ossia poco conosciuta.
-------------------
La diagnosi: preparati o inconsapevoli?
di Ives Brizzi
Quando arriva la diagnosi puoi essere preparata o essere completamente inconsapevole, è sempre un pugno in pieno viso, ti stordisce... però arriva la consapevolezza e con essa piano piano la quotidianità.
Potrei parlarvi di speranza, disperazione, invece voglio parlarvi proprio di questo, quotidianità, noi mamme di bambini con patologie gravi e rare abbiamo una nostra quotidianità, con la fatica, con i medici, con le terapie, con i rimedi empirici, ma siamo e restiamo mamme e donne, non siamo né martiri né eroine, semplicemente facciamo quello che dobbiamo.
Spesso mi sento dire (non solo io credetemi) come sono in gamba, che un’altra persona al mio posto..., un’altra persona al mio posto farebbe quello che c’è da fare, meglio o peggio in base alle sue possibilità.
Spesso mi sento dire (non solo io credetemi) come sono in gamba, che un’altra persona al mio posto..., un’altra persona al mio posto farebbe quello che c’è da fare, meglio o peggio in base alle sue possibilità.
E’ importante parlare di quotidianità, soprattutto alle mamme che iniziano loro malgrado a intraprendere questo cammino, la malattia con la quale conviviamo io Luciano e Anita si chiama sma, è una malattia rara, difficile da curare,anzi non esiste ancora una cura, colpisce i bambini in tenera e a volte in tenerissima età, quindi colpisce coppie giovanissime o giovani, nel pieno della loro felicità, la nascita di un figlio, quante mamme ho visto ancora inconsapevoli e con la disperazione negli occhi, a loro ho sempre detto “non preoccuparti, vedrai che tutto andrà bene, si vive bene anche con la sma”.
C’è un mondo parallelo al mondo che tutti noi conosciamo, ed è il mondo della malattia, ma questo mondo parallelo è altrettanto reale, non deve essere per forza nascosto, o visto come un incubo, c’è esiste ed è meno terrificante di quello che appare dall’esterno, è un mondo che ti fa cresce come individuo, ti regala momenti di gioia intensissimi, una piccola conquista è sempre una grande conquista, vivere la vita a tempo pieno, vi sembra poca una fortuna del genere?
--------------------
Concludo ringraziando ancora una volta Giuseppe Franchina, Anita Pallara e Ives Brizzi per il loro impegno e i loro articoli e aggiungendo ancora un altro grazie per Stefano Collettini che si è occupato egregiamente della ricerca/selezione/rielaborazione delle foto presenti nel post.
Lucia Capparrucci
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mercoledì 23 febbraio 2011
Libia
22:15 | Pubblicato da
Lucia |
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Tripoli Burial Feb 22 from ODOE Community Uploads on Vimeo
"È bastato animo all'uomo di fare dell'uomo"
Primo Levi
Per i morti la mia preghiera, per tutto il resto il mio sconcerto muto.
L.
L.
venerdì 18 febbraio 2011
"SE NON ORA, QUANDO?" 13 Febbraio 2011 intervento di: Alessandra Bocchetti
19:46 | Pubblicato da
Lucia |
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Ci ho messo qualche giorno a trascriverlo a suon di play-pause-play-pause, ma alla fine eccolo. Cosa?
« Se una donna che ha un’ambizione realizza questo desiderio attraverso altre donne, se si troverà quindi, in debito con le sue simili per la sua riuscita, non potrà/vorrà più sfuggire alla sua appartenenza; riconoscendo la fonte femminile della sua riuscita , non potrà più volere essere una “donna diversa dalle altre”, ma si ritroverà una “donna delle donne” »
Ci ho messo qualche giorno a trascriverlo a suon di play-pause-play-pause, ma alla fine eccolo. Cosa?
Semplice uno degli interventi alla manifestazione del 13 febbraio "SE NON ORA. QUANDO?" per la precisione quello di Alessandra Bocchetti.
« Se una donna che ha un’ambizione realizza questo desiderio attraverso altre donne, se si troverà quindi, in debito con le sue simili per la sua riuscita, non potrà/vorrà più sfuggire alla sua appartenenza; riconoscendo la fonte femminile della sua riuscita , non potrà più volere essere una “donna diversa dalle altre”, ma si ritroverà una “donna delle donne” »
Alessandra Bocchetti
“Cosa vuole una donna” (qui)
"SE NON ORA, QUANDO?" 13 Febbraio 2011
Roma - Piazza del Popolo, intervento di:
Alessandra Bocchetti
“Bentornate.
In questo periodo il nostro paese sembra essere governato dalla debolezza degli uomini più che dalla loro capacità, la debolezza degli uomini è oggi sotto gli occhi di tutti e che altra ragione dare a questi spettacoli indecenti e patetici, a cui assistiamo da ormai da troppo tempo e che mettono per di più a rischio il paese, la sua democrazia e la sua credibilità.
Spettacoli ridicoli che ci offre non solo l’attore principale, ma anche chi si impegna in una sua difesa surreale.
Ma detto ciò non dobbiamo dimenticare anche la responsabilità di una classe politica che non ha saputo arginare questo fenomeno e che continua a non trovare forme e modi efficaci di una vera opposizione.
In questo clima di avanspettacolo dobbiamo però fare molta attenzione che la farsa non copra la vera indecenza, perché la vera indecenza sono le scelte economiche di questo paese. Da un po’ di tempo governi di destra e governi di sinistra tagliano sempre laddove un paese civile dovrebbe investire: tagli alla scuola, all’assistenza, alla ricerca, alle politiche di sostegno alle famiglie, alle politiche di conciliazione hanno fatto diventare le donne funambole, equilibriste, velociste, sante che fanno miracoli.
Gli uomini sono fragili, ogni donna lo sa, ma è proprio per questo che sono così attaccati al potere. Il potere è la loro terza gamba, la loro protesi. Il potere serve a loro per significare la forza che non hanno, è per questo che gli uomini sono così attaccati al potere, come nessuna donna lo sarà mai. Ma una società di uomini e di donne non può essere governata da soli uomini, o da tanti uomini e poche donne al seguito, magari uscite dalla testa del padre. Dobbiamo costruire un equilibrio di rappresentanza vero se vogliamo una società migliore per tutti, dobbiamo trasformare in politica la nostra esperienza, le nostre necessità. Sono convinta che se si desse ascolto alla necessità delle donne si potrebbe fare un magnifico programma di governo, ma le prime a doversi convincere di questo siamo proprio noi!
Se amiamo ancora questo paese dobbiamo imparare a governarlo in fretta, le donne che ne sentono l’energia e il desiderio devono farlo. E’ un impegno che ci dobbiamo prendere non solo per ambizione, ma soprattutto per necessità.
Ci troviamo in un disastro, ma di questo disastro non siamo del tutto innocenti neanche noi, infatti in questa società sembriamo non esserci, non c’è alcuna misura di donna nella sua organizzazione, nei suoi criteri, nelle sue forme, nei suoi tempi. Siamo state fin ora troppo timide, troppo fiduciose, troppo conniventi, troppo deleganti, troppo ubbidienti.
Quando ci hanno chiesto un passo indietro l’abbiamo fatto subito e le esigenze degli altri ci sono sempre sembrate più urgenti delle nostre e, le donne impegnate nei partiti hanno curato più il partito che gli interessi delle loro simili. Non capendo che se l’avessero fatto avrebbero reso il loro partito più capace di governare; non l’hanno fatto, oppure, hanno fatto quello che potevano, ma è stato troppo poco, non è bastato. L’equivoco, sapete quale è stato? E’ stata l’idea dell’uguaglianza fra i sessi, gli uomini non ci hanno mai creduto, ma noi donne sì che ci abbiamo creduto, quindi non ci siamo sentite troppo in difetto se lasciavamo governare gli uomini, ma oggi sappiamo più che mai che nessun uomo può rappresentare una donna. Oggi ci è chiaro che uguali non siamo, siamo differenti: per corpo, per esperienza, per storia. Quella delle donne non è stata una storia facile, da poco siamo libere, non ce ne dobbiamo dimenticare, siamo libere da pochissimo tempo e l’esperienza di nascere donna in una società come questa non è ancora e continua a non essere rose e fiori. Però, come sempre, la fatica non è sterile, dà sempre qualcosa; sono convinta che ogni donna sa della vita più di ogni uomo perché ha guardato sempre l’umanità da vicino dalla nascita alla morte e conosce lo splendore e la miseria dei corpi. La cura dei corpi è stata nel corso della storia la nostra servitù, ma è stata anche la fonte di grande sapere; così la nostra forza è radicata nella necessità di nascere, mangiare, dormire, saper piangere, ridere, saper morire. E’ una forza grandissima e adesso più che mai dobbiamo sentircela addosso e dobbiamo spenderla!
Infatti in politica si deve arrivare con la coscienza di avere le mani piene, si deve avere qualcosa da offrire, non ci si deve arrivare con le mani vuote. Se chiediamo alla politica identità, conferme, rassicurazioni saremo sempre ricattabili, sempre troppo ubbidienti, sempre troppo piene di gratitudine. Impariamo a darle noi rassicurazioni e conferme, diamo noi una via da seguire, non chiediamola.
Cari uomini, se volete bene a questo paese, fate voi un passo indietro.
Già mi sembra di sentire la risposta, risposta entusiasta a questo invito, diranno di sì, che ci faranno spazio, ma non credetegli perché non lo faranno mai! Per questo ci vuole una spallata, adesso è proprio ora di dargliela questa spallata, ma non solo a Berlusconi anche agli uomini più vicini a noi che occupano troppi posti, troppi luoghi, ben coscienti di stare seduti sul loro tesoro, cioè una poltrona.
Le donne sono troppo poche, in tutti i luoghi delle istituzioni, l’hanno detto: assenti o scarse nei consigli d’amministrazione, nei punti decisionali.
Non è detto che le donne faranno meglio degli uomini: ce ne saranno di brave, di mediocri e di pessime; siamo umane e non divine. Ma la politica è lo specchio della società e nella società le donne ci sono, anzi, non c’è società senza donne.
Per quanto mi riguarda non voterò più un partito che non garantisca una forte presenza di donne al Governo di questo paese e non ho detto liste elettorali ho detto Governo. E intendo donne che magari escono da severe scuole di amministrazione dello Stato e non dal concorso di Miss Italia o dal letto sfatto del potente di turno.
Mi dicono che devo credere che le ragazze di Arcore hanno fatto una scelta di libertà. Ho lavorato tutta una vita per la libertà delle donne, ma devo confessare che la scelta di queste ragazze non mi ripaga nemmeno un po’ della mia fatica. Se mia madre avesse scelto quel genere di libertà non sarebbe stata per me un esempio, se mia figlia avesse scelto quel genere di libertà sarebbe stata per me causa di grande dolore e i sentimenti contano!
Buona fortuna a tutte perché anche la fortuna ci vuole!"
martedì 15 febbraio 2011
Nasce il comitato permanente «Se non ora quando?»
22:49 | Pubblicato da
Lucia |
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Ci sono articoli che si leggono con un entusiasmo particolare e che rigiro ne "L'eco del silenzio" con altrettanto godimento, questo che sto per proporvi appartiene ad entrambe le categorie.
Consiglio a tutti il blog di Giovanna Cosenza (DIS.AMB.IGUANDO), perché le sue considerazioni ed analisi, sebbene sempre molto precise e "tecniche", sono però esposte in un linguaggio chiaro e comprensibile, che le rende perfettamente comprensibili anche al lettore profano.
Sentite che bell'aria che si respira dopo domenica? Credo sia intrisa di speranza!
da DIS.AMB.IGUANDO (qui)
del 15 febbraio 2011
Ho ricevuto stamattina dalla rete Filomena un comunicato del comitato «Se non ora quando?», che da promotore si fa permanente. Il che mi lascia ben sperare a proposito di future – e non troppo lontane – iniziative che diano seguito alla mobilitazione del 13 febbraio.
Iniziative che siano capillari, continue, martellanti, come ieri auspicavo. Più trasversali e meno legate all’antiberlusconismo, più capaci di coinvolgere anche donne e uomini di destra.
Iniziative che non siano solo di piazza, ma di pressione, lobbying, azione politica, per trasformarsi in proposte di legge e soluzioni concrete: tutto ciò che si può fare affinché il nostro paese possa risalire, un po’ alla volta, da quel terribile 74° posto in cui ora si trova – non mi stancherò di ripeterlo – nella classifica mondiale stilata nel 2010 dal World Economic Forum in base a quattro parametri: partecipazione e opportunità economica delle donne, accesso all’educazione, salute, accesso al potere politico (per i dettagli, vedi il Gender Gap Report 2010).
Ecco il comunicato:
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Ci sono articoli che si leggono con un entusiasmo particolare e che rigiro ne "L'eco del silenzio" con altrettanto godimento, questo che sto per proporvi appartiene ad entrambe le categorie.
Consiglio a tutti il blog di Giovanna Cosenza (DIS.AMB.IGUANDO), perché le sue considerazioni ed analisi, sebbene sempre molto precise e "tecniche", sono però esposte in un linguaggio chiaro e comprensibile, che le rende perfettamente comprensibili anche al lettore profano.
Sentite che bell'aria che si respira dopo domenica? Credo sia intrisa di speranza!
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da DIS.AMB.IGUANDO (qui)
del 15 febbraio 2011
Nasce il comitato permanente «Se non ora quando?»
Ho ricevuto stamattina dalla rete Filomena un comunicato del comitato «Se non ora quando?», che da promotore si fa permanente. Il che mi lascia ben sperare a proposito di future – e non troppo lontane – iniziative che diano seguito alla mobilitazione del 13 febbraio.
Iniziative che siano capillari, continue, martellanti, come ieri auspicavo. Più trasversali e meno legate all’antiberlusconismo, più capaci di coinvolgere anche donne e uomini di destra.
Iniziative che non siano solo di piazza, ma di pressione, lobbying, azione politica, per trasformarsi in proposte di legge e soluzioni concrete: tutto ciò che si può fare affinché il nostro paese possa risalire, un po’ alla volta, da quel terribile 74° posto in cui ora si trova – non mi stancherò di ripeterlo – nella classifica mondiale stilata nel 2010 dal World Economic Forum in base a quattro parametri: partecipazione e opportunità economica delle donne, accesso all’educazione, salute, accesso al potere politico (per i dettagli, vedi il Gender Gap Report 2010).
Ecco il comunicato:
«Se non ora quando?»: più di un milione di donne e uomini dalle piazze italiane e moltissimi anche da quelle straniere hanno risposto all’appello in difesa della dignità delle donne dicendo: «Sì, adesso». A loro va il nostro grazie.
Tutta la politica deve confrontarsi da oggi con la realtà emersa dalle piazze del 13 febbraio, che non può essere né elusa né minimizzata. La richiesta di quelle piazze riguarda una pluralità di temi, dal rispetto dell’etica pubblica al lavoro, dai diritti delle donne, all’immagine femminile diffusa dai media e dalla pubblicità, fino alla selezione delle classi dirigenti, sui quali sono necessarie, da parte delle istituzioni e delle forze politiche e sociali, parole e fatti senza ambiguità.
Il Comitato promotore SE NON ORA QUANDO 13 FEBBRAIO è pienamente consapevole della responsabilità che gli attribuisce una così grande, appassionata, spontanea, sincera, mobilitazione di cittadine e cittadini e per questo ha deciso di diventare permanente: nasce oggi il Comitato SE NON ORA QUANDO 13 FEBBRAIO, con l’obbiettivo di valorizzare le energie che si sono straordinarie espresse domenica scorsa nelle nostre città.
È il momento per tutte e tutti di impegnarsi per cambiare culture e politiche e per abbattere vecchi steccati e divisioni. È il momento di rivendicare anche in Italia ciò che è la normalità in tutta Europa, dove le donne contano, decidono, “esistono” e nessuno si sogna di proporle come puro elemento decorativo della politica o della società.
Il Comitato:
Francesca Comencini – Silvia Costa – Serena Sapegno – Nicoletta Dentico – Cristina Comencini – Francesca Izzo – Viviana Simonelli – Roberta Agostini – Valeria Fedeli – Elisa Davoglio – Titti Di Salvo – Cecilia D’Elia – Flavia Perina – Licia Conte – Donatina Persichetti – Elisabetta Addis – Sara Ventrone – Ilaria Ravarino – Carlotta Cerquetti – Loredana Taddei – Patrizia Cafiero – Fabrizia Giuliani – Ilenia De Bernardis – Francesca Caferri
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Siria, in carcere la blogger 19enne
10:14 | Pubblicato da
Lucia |
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da Corriere della Sera.it (qui)
del 14 febbraio 2011
Accusata di spionaggio, Tal al-Mallouhi è già in cella. Obama aveva chiesto la liberazione «immediata»
Tal al-Mallouhi, blogger siriana di 19 anni, è stata condannata a cinque anni di carcere per «cooperazione con un paese straniero», ovvero gli Stati Uniti, dalla Corte suprema di Sicurezza dello Stato di Damasco. Lo ha reso noto il Syrian Observatory for Human Rights. La giovane, era stata arrestata nel dicembre del 2009 dalle autorità siriane, ed è nipote di un ex ministro, ha ricordato l'Osservatorio, che opera da Londra e ha inviato un comunicato sulla vicenda a Nicosia. In ottobre il giornale siriano Al Watan aveva annunciato che Tal al-Mallouhi era stata accusata di spionaggio per conto dell'Ambasciata americana in Egitto.
«RILASCIO IMMEDIATO» - In difesa della 19enne era scesa in campo anche l'amministrazione Obama che ne aveva chiesto la liberazione «immediata». Secondo le organizzazioni per i diritti umani, la Corte Suprema è un tribunale speciale che non offre garanzie processuali. Human Rights Watch ha raccontato che la blogger, arrestata il 27 dicembre 2009, è stata tenuta a lungo senza contatti con l'esterno.
Redazione online
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da Corriere della Sera.it (qui)
del 14 febbraio 2011
Siria, 5 anni di carcere la blogger 19enne
Accusata di spionaggio, Tal al-Mallouhi è già in cella. Obama aveva chiesto la liberazione «immediata»
Tal al-Mallouhi, blogger siriana di 19 anni, è stata condannata a cinque anni di carcere per «cooperazione con un paese straniero», ovvero gli Stati Uniti, dalla Corte suprema di Sicurezza dello Stato di Damasco. Lo ha reso noto il Syrian Observatory for Human Rights. La giovane, era stata arrestata nel dicembre del 2009 dalle autorità siriane, ed è nipote di un ex ministro, ha ricordato l'Osservatorio, che opera da Londra e ha inviato un comunicato sulla vicenda a Nicosia. In ottobre il giornale siriano Al Watan aveva annunciato che Tal al-Mallouhi era stata accusata di spionaggio per conto dell'Ambasciata americana in Egitto.
«RILASCIO IMMEDIATO» - In difesa della 19enne era scesa in campo anche l'amministrazione Obama che ne aveva chiesto la liberazione «immediata». Secondo le organizzazioni per i diritti umani, la Corte Suprema è un tribunale speciale che non offre garanzie processuali. Human Rights Watch ha raccontato che la blogger, arrestata il 27 dicembre 2009, è stata tenuta a lungo senza contatti con l'esterno.
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