sabato 22 gennaio 2011

L'eco del silenzio su Radio Libriamoci Web: Book bloc




L'eco del silenzio
su Radio Libriamoci Web

trasmissione del 13 dicembre 2010


da Repubblica.it (qui)
2 dicembre 2010

Da Boccaccio a Miller i libri della rivolta

di Maria Novella De Luca

Sono i simboli delle manifestazioni contro la riforma universitaria. Per questo il movimento è stato ribattezzato "Book Block". Le copertine-icone usate dagli studenti per farsi scudo nei cortei mostrano un catalogo delle letture ideali di questa generazione. Con scelte abbastanza sorprendenti 

Gli scudi adesso sono ben nascosti in un'aula di Scienze Politiche dell'università La Sapienza di Roma, ammaccati, scoloriti, scrostati ma ancora intatti. Gommapiuma, cartone e un'anima di legno: dopo le "guerre" degli ultimi giorni, dicono soddisfatti gli studenti "si sono piegati ma non spezzati, un po' come noi...". 

Loro sono i "Book Block", così il collettivo di scrittori Wu Ming ha ribattezzato gli studenti che in questi giorni avanzavano corteo dopo corteo issando "scudi letterari", simboliche paratie difensive con i nomi dei classici più famosi, impossibile non notarli, "avete visto - buttano lì ironici i ragazzi - come la polizia manganellava la nostra Costituzione?". Don Chisciotte e Satyricon, il Decamerone e L'Isola di Arturo, Cent'anni di solitudine e il Principe di Machiavelli, Gomorra ma anche Il Sole nudo di Asimov e Q di Wu Ming (quando firmavano ancora Luther Blissett), la biblioteca della guerriglia letteraria è una babele di titoli e di echi di cui sembra impossibile tracciare un filo rosso. Come sono stati scelti? E perché proprio questi? E da dove spuntano i Mille piani di Gilles Deleuze, insieme a Cecità di Saramago?

L'ideatore, l'inventore degli scudi letterari dice che non c'è nulla di precostituito né, soprattutto, alcuna selezione letteraria, "ma tutto nasce in un pomeriggio di novembre all'università, per fare il catalogo ci siamo riuniti e ognuno tirava fuori i titoli che preferiva". Davvero? In realtà Pietro, 22 anni, studente lavoratore, universitario la mattina e cameriere la sera, creatore di queste singolarissime armi, che usa un nome in codice "per evitare guai, sono pur sempre scudi", dice che lui e gli altri sono già al lavoro per fabbricarne altri in vista delle prossime manifestazioni. "La protesta invecchia, bisogna rinnovarsi".

"I titoli? Nessun problema, il nostro elenco di simboli è lunghissimo, abbiamo lasciato fuori Nanni Balestrini e il De Rerum Natura, i Fratelli Karamazov e anche Harry Potter, ognuno mette dentro quello che ha, i libri che ha scoperto a scuola e quelli che studia all'università, noi volevamo dimostrare che la cultura è la nostra unica difesa contro un Governo che la riduce in macerie. Se questi sono i libri che leggo? In gran parte sì, ho scoperto la letteratura grazie alla mia prof del liceo e da allora divoro veramente di tutto, in modo trasversale e totale".

Ma come interpretare allora questa biblioteca così particolare, dove c'è anche la Costituzione italiana, le cui immagini stanno facendo il giro del mondo, contrapposte ai caschi e ai manganelli della polizia, ma dove l'unico libro "contemporaneo" è Gomorra di Saviano, fatta eccezione per Q, libro cult dei Wu Ming quando ancora si chiamavano Luther Blissett, e pubblicato nel 1999? Per Luca Serianni, ordinario di Storia della Lingua Italiana all'università La Sapienza, gli scudi letterari hanno due facce, "una positiva e l'altra negativa". "L'elemento positivo - dice Serianni - è che a giudicare da questi titoli i classici sono libri che restano stabilmente nell'immaginario, che si siano letti o no, sembrano essere una sorta di bene rifugio a cui attingere sempre, quando si vuole dire o sostenere qualcosa. E questo è confortante. Il lato negativo è che molte di queste citazioni mi sembrano echi scolastici, letture consigliate, e dunque difficilmente amate.

Però il messaggio pubblicitario funziona, è efficace. Di certo non sono letture generazionali, sembrano uscite più dall'immaginario anni Sessanta e Settanta dei loro genitori che non dall'esperienza diretta dei ragazzi. Ma questo è relativo: gli studenti sanno che Don Chisciotte esiste, ne conoscono la simbologia, e la utilizzano. Appunto: vedere un agente picchiare Don Chisciotte fa una certa impressione... In ogni caso - aggiunge Serianni - credo che questo gioco letterario sia figlio di una minoranza che legge, una minoranza che resta tale nel tempo".

Se questi sono però libri simbolo, più letture-manifesto che passioni intime, quali libri leggono davvero i ventenni di questa Onda2, i Book Block, anzi gli "Indisponibili", insomma il movimento che occupa i monumenti e i binari e fa lezione sui tetti? Luca Cafagna, studente di Scienze Politiche, che ha partecipato all'ideazione degli scudi letterari, dice che la risposta è proprio in quegli "elenchi", parafrasi voluta di Vieni via con me. "Non capisco perché vi meravigliate di vedere sui nostri scudi Gilles Deleuze, che è un autore che si studia abitualmente a Filosofia, o Moby Dick, che è la storia di un'ossessione e che molti di noi hanno realmente amato, o Asimov, di cui io non conosco il Sole nudo ma sono innamorato della Saga della fondazione. Per il resto quello che posso dire è che tra i miei autori preferiti ci sono Lucarelli e Carlotto, Evangelisti...". Rilancia Margherita, che studia Storia dell'Arte: "La verità è che uno dei libri più citati è stato Harry Potter, e infatti volevamo fare uno scudo con L'ordine della Fenice, ma forse lo porteremo ai prossimi cortei, per quanto mi riguarda ho letto Paolo Giordano, Isabel Allende, di recente la storia, bellissima, di un ragazzo che fugge dal Pakistan a nove anni e oggi vive in Italia, una storia raccontata nel romanzo Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda. Però - confessa Margherita - ogni tanto mi concedo anche qualcosa di Sophie Kinsella...".

Carlotta Bendandi insegna al liceo classico Galvani di Bologna. "Su quegli scudi - spiega - non ci sono libri generazionali, ma libri cult, ognuno ha scelto un titolo che poteva sembrargli simbolico o importante. E comunque dal mio osservatorio posso dire che sono molti gli studenti che nel triennio del classico si innamorano del Satyricon o del Decamerone, più difficile che conoscano davvero l'Isola di Arturo, che forse è stato il suggerimento di qualche mamma passata di là o Simone De Beauvoir, magari consigliata da qualche professoressa che partecipava all'assemblea... Però devo dire che queste "armi della letteratura" mi hanno confortata: vuol dire che un po' di amore per la lettura noi insegnanti a questi ragazzi riusciamo ancora a trasmetterlo".

E quasi entusiasta è il commento di Gian Mario Anselmi, docente di Letteratura italiana all'università di Bologna. "Questi ragazzi si sono fatti scudo della cultura che è la nostra vera e unica identità. Noi ci difendiamo con i classici mentre voi, Governo, fate crollare Pompei. I titoli che citano sono diversissimi, arrivano da chissà quali suggestioni e consigli, ma non importa, è il simbolo che conta. E su quegli scudi si parlava di utopia, di storia, di coraggio, d'amore".

 
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da Repubblica.it (qui)
10 dicembre 2010

Nella scuola pubblica si impara di più
L'Italia in basso per colpa delle private


di Salvo Intravaia

La lettura approfondita dei dati resi noti qualche giorno fa dimostra che senza le paritarie il nostro Paese scalerebbe le tre classifiche (Lettura, Matematica e Scienze) anche di dieci posizioni 

La scuola pubblica italiana sta meglio di quello che sembra, basta leggere correttamente i dati. Sono le private la vera zavorra del sistema. Almeno stando agli ultimi dati dell'indagine Ocse-Pisa sulle competenze in Lettura, Matematica e Scienze dei quindicenni di mezzo mondo. Insomma: a fare precipitare gli studenti italiani in fondo alle classifiche internazionali sono proprio gli istituti non statali. Senza il loro "contributo", la scuola italiana scalerebbe le tre classifiche Ocse anche di dieci posizioni. La notizia arriva nel bel mezzo del dibattito sui tagli all'istruzione pubblica e sui finanziamenti alle paritarie, mantenuti anche dall'ultima legge di stabilità, che hanno fatto esplodere la protesta studentesca.

"Nonostante i 44 miliardi spesi ogni anno per la scuola statale i risultati sono scadenti. Meglio quindi tagliare ed eliminare gli sprechi", è stato il leitmotiv del governo sull'istruzione negli ultimi due anni. E giù con 133 mila posti e otto miliardi di tagli in tre anni. Mentre alle paritarie i finanziamenti statali sono rimasti intonsi. Ed è proprio questo il punto: le scuole private italiane che ricevono copiosi finanziamenti da parte dello Stato fanno registrare performance addirittura da terzo mondo. I dati Ocse non lasciano spazio a dubbi. Numeri che calano come una mazzata sulle richieste avanzate negli ultimi mesi dalle associazioni di scuole non statali e da una certa parte politica. Questi ultimi rivendicano la possibilità di una scelta realmente paritaria tra pubblico e privato nel Belpaese. In altri termini: più soldi alle paritarie.

Un mese fa, nel corso della presentazione del XII rapporto sulla scuola cattolica, la Conferenza episcopale italiana ha detto a chiare lettere che in Italia manca una "cultura della parità intesa come possibilità di offrire alla famiglia un'effettiva scelta tra scuole di diversa impostazione ideale". Il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, ha anche sottolineato come, da un punto di vista economico, "la presenza delle scuole paritarie faccia risparmiare allo Stato italiano ogni anno cinque miliardi e mezzo di euro, a fronte di un contributo dell'amministrazione pubblica di poco più di 500 milioni di euro" e ricorda che "in Europa la libertà effettiva di educazione costituisce sostanzialmente la regola". Sì, ma con quali risultati?

Il quadro delineato dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico attraverso l'indagine Pisa (Programme for International Student Assessment) è impietoso. Il punteggio medio conseguito dai quindicenni italiani delle scuole pubbliche in Lettura e comprensione dei testi scritti è pari alla media Ocse: 489 punti, che piazzano la scuola pubblica italiana al 23° posto. Con le scuole private scivoliamo al 30° posto. Discorso analogo per Matematica e Scienze, dove il gap con la media dei paesi Ocse è di appena 5 punti: 492 per le statali italiane, che ci farebbero risalire fino al 25° posto, e 497 per i paesi Ocse. Mescolando i dati con quelli degli studenti che siedono tra i banchi delle private siamo costretti ad accontentarci in Scienze di un assai meno lusinghiero 35° posto.

Ma c'è di più: la scuola pubblica italiana, rispetto al ranking 2006, recupera 20 punti in Lettura, 16 in Scienze e addirittura 24 in Matematica. Le private, nonostante i finanziamenti, invece crollano. L'Ocse, tra gli istituti privati, distingue quelli che "ricevono meno del 50 per cento del loro finanziamento di base (quelli che supportano i servizi d'istruzione di base dell'istituto) dalle agenzie governative" e quelli che ricevono più del 50 per cento. E sono proprio i quindicenni di questi ultimi istituti che fanno registrare performance imbarazzanti: 403 punti in Lettura, contro una media Ocse di 493 punti, che li colloca tra i coetanei montenegrini e quelli tunisini.

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CONSIGLI DI LETTURA:
Dossier Abruzzo di Libera
CREPE

6 aprile 2009
ore 3.32

La fine
dell’isola felice



http://www.6aprile.it/wp-content/uploads/2010/12/DOSSIER_LIBERA_web.pdf

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