venerdì 9 aprile 2010
Il gioco dietro la tragedia
10:14 | Pubblicato da
Lucia |
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da PeaceReporter
07/04/2010
PeaceReporter ha rintracciato Giuseppe Bizzarri, fotografo che da anni vive e lavora a Rio de Janeiro. Il racconto della pioggia, l'alluvione, l'acqua per le strade, le vittime, in una città paralizzata.

Ieri, comunque, di fronte alle tante vittime, politici e amministratori non hanno perso tempo a dichiarare che la gente che vive abbarbicata sulle colline andrà pian piano trasferita. E io mi chiedo: sarà che stiano già usando questa tragedia quale pretesto per tornare a sfollare la gente dei quartieri poveri da zone scomode, a ridosso di aree strategiche? Quanto ci metteranno a deportare chi vive nel cuore di Rio, nelle antiche favelas del centro, verso aree lontane, fuori dalla vista dei turisti, e fuori dalla vita della città. Andando contro la natura stessa di ogni slums del mondo, che nasce, cresce e vive solo grazie all'indotto cittadino. Questo sarebbe tragico. E riporterebbe indietro la città di decenni. Dagli anni venti agli anni sessanta risolvere il problema favelas per i governanti voleva dire rimuoverlo alla radice. Quando si resero conto che non era possibile, puntarono a migliorarlo. Una mentalità che però ha vissuto di nuovo uno stallo, perché anche Lula non è riuscito a imporre il miglioramento vero, profondo delle favelas. Dietro ci sono i soliti giochi politici. È chiaro. Specie adesso in piena campagna elettorale.
Nelle zone strategiche già è in atto un controllo ferreo delle favelas, una militarizzazione massiccia. È il preludio alla smobilitazione di massa, che equivarrebbe a liberare spazio prezioso per investimenti immobiliari. E l'intero mercato di questa che è la zona clou del turismo si impennerebbe. Rio può espandersi solo verso sud e troveranno il modo, lo stanno già trovando.
E la ristrutturazione in atto è mirata, è fatta solo dove conviene economicamente e politicamente. E diciamoci la verità, dato che non è la prima volta che la città viene inondata, e che non è purtroppo la prima volta che ci troviamo di fronte a tanti morti, se non fossimo nel bel mezzo della campagna elettorale e in periodo di preparazione alle olimpiadi, non si sarebbe parlato così tanto di questa tragedia. Sarebbe passata sotto silenzio come spesso avviene per i fatti tragici di carioca.
Rio diventa Venezia a ogni sprazzo di pioggia. E nessuno ne parla mai. Certo, non voglio negare che l'acqua questa volta è scesa tanta e per tanto tempo ed è coincisa con l'alta marea che ha impedito ai fiumi di scaricare come di dovere. Una concatenazione di eventi che ha contribuito al caos. Ma che Rio sia sogetta a tutto questo è risaputo. Non si può fingere altrimenti. È l'urbanizzazione disastrosa. E ovunque abbiano costruito ex novo, come a Barra, non va meglio. E, mai avessero pensato a creare una metropolitana. Spostarsi, percorrere la città da una parte all'altra è impossibile. Il vero delirio. Tutto si blocca. Immaginarsi quando quelle vie diventano come fiumi in piena.
Morti, smottamenti, frane, ci sono sempre stati. E non hanno mai reagito come avrebbero dovuto. D'accordo, sulle colline sono nate abitazioni in zone improprie, ma a essere andata in tilt è la città. È la città che non funziona. A cominciare dal Pac, che non è stato applicato dove c'era più bisogno, bensì seguendo il criterio del caso. E principalmente per mantenere i consumi. È stato uno dei modi per affrontare la crisi. Costruire, migliorare, ma non urbanizzazione. Bensì cose da fare subito per far circolare denaro, muoverlo, impiegarlo. Palliativi i per tirare avanti l'industria edile e affrontare la crisi. L'inflazione è al 6 percento. Sta salendo a vista d'occhio. La gente si lamenta. E il real è fortissimo. È assurdo. E tutto questo a discapito dell'industria nazionale e a favore del dollaro.
Questo è quanto. E, in piena emergenza, quando il sito della protezione civile è andato in tilt, l'unica cosa che ha funzionato è stato Twitter, il social network. È lì che la gente ha iniziato a scambiarsi informazioni su dove non andare, sulle strade pericolose, sulle zone da evitare. Questo ha evitato che la tragedia fosse ancora peggiore. Non certo l'organizzazione dei soccorsi istituzionali.
Stella Spinelli
* PAC = Piano di accelerazione della crescita; è il programma presentato dal governo di Luiz Inácio Lula da Silva nel 2007 che prevede, tramite interventi nell'arco di quattro anni, di far ripartire l'economia brasiliana e combattere la povertà.
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